Agricoltura, a che punto siamo? Riflessioni rubate a Deborah Piovan

Per quei pochi che non la conoscono Deborah Piovan è prima di tutto una imprenditrice agricola. Si è laureata alla facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Pisa, ha conseguito il  diploma della Scuola superiore di Studi universitari e di Perfezionamento “Sant’Anna” di Pisa, è sempre stata attiva nelle associazioni di categoria e oggi ricopre la carica di  Presidente presso la Federazione Nazionale Protoleaginose di Confagricoltura.

In una veloce telefonata, le abbiamo chiesto il parere su alcuni dei temi più discussi del settore. 

Il ritorno dei giovani all’agricoltura.

Il mondo agricolo, come tanti altri settori, ha bisogno di guardare avanti e pensare al futuro, dunque i giovani rappresentano un’iniezione di nuova energia e di nuove idee che spesso aiutano a rompere schemi ingessati e inevitabilmente superati. L’agricoltura però è una vera disciplina, non può essere vissuta come un ripiego e una facile alternativa. Servono serie competenze e professionalità, bisogna avere la capacità di assorbire conoscenze multidisciplinari – penso alla chimica, alla biologia, alle nuove tecnologie – servono capitali e bisogna saperli recuperare e gestire, è necessario sapersi orientare nei meandri della burocrazia per potersi muovere velocemente come richiede il mercato. Per fortuna oggi tanti giovani che scelgono questa strada sanno coniugare il loro know how e le loro intuizioni con le conoscenze e la saggezza di chi li ha preceduti in questa esperienza, sono pronti a imparare e molto attenti a tutto quello che rientra nella sfera dell’innovazione.

Lavoro individuale o gioco di squadra

Soprattutto nel nostro Paese siamo in presenza di molte realtà, spesso piccole e isolate, che non riescono ad aggregarsi per avere più voce in capitolo con i clienti, con il mondo politico e con quello finanziario. Penso ad esempio al rapporto con i clienti, un aspetto cruciale è quello di riuscire a standardizzare i parametri della qualità. Il trasformatore ha bisogno di un flusso di prodotti costante, con standard di qualità certi, e a volte gli operatori locali non sono in grado di fornire gli approvvigionamenti necessari, nei giusti tempi, e il trasformatore deve ricorrere a fornitori esteri che garantiscono con maggiore regolarità la stessa qualità controllata.  Se ci fosse più gioco di squadra ci guadagnerebbe tutto il mercato italiano. Ma la capacità di fare rete dovrebbe partire dal territorio per avere una voce credibile e incisiva. Solo chi lavora sul campo sa bene quali sono i problemi, le esigenze e le urgenze e spesso sono “nervi scoperti” condivisi.

Trasformazione digitale

Molti continuano a pensare al mondo agricolo come a qualcosa che è rimasto fermo nel tempo. Immagini poetiche di campi, aratri, zappe…tutti retaggi di una comunicazione fuorviante, spesso promossa da alcune imprese per coinvolgere emotivamente i consumatori. In realtà oggi sono sempre più numerosi gli agricoltori che utilizzano tecnologie avanzate per gestire in maniera più efficiente le loro colture – riducendo gli sprechi, le emissioni, l’utilizzo di fitofarmaci, il consumo d’acqua – ma anche per automatizzare le fasi della semina, della raccolta e del magazzino. Certo sarebbe eccessivo parlare di Agricoltura 4.0 e di interconnessione tra strumenti e dispositivi. Gli ostacoli più evidenti sono la connessione ad Internet, in molti posti ancora scadente, gli investimenti necessari e i furti che minacciano e penalizzano tante imprese per cui nessuna assicurazione è pronta a pagare.

Il prezzo del cibo

Vedere su uno scaffale un prodotto con un cartello “sotto costo” è qualcosa che mi crea un profondo malessere. È una questione di etica e di rispetto. Ogni prodotto deve avere un giusto costo per remunerare tutta la filiera che ha portato su quello scaffale un prodotto di qualità. Questo è un valore che va comunicato e rispiegato ai consumatori, perché purtroppo il nostro sguardo punta sempre all’etichetta del prezzo, ma non è corretto. La qualità del cibo è molto alta in Europa e soprattutto in Italia, dovremmo tornare a comunicare e a spiegare ai consumatori perché possiamo essere sicuri e felici del cibo che abbiamo a disposizione.

Contraffazioni o situazioni poco ortodosse? Le brutte notizie girano velocemente e più diffusamente delle buone ed è giusto che sia così. È la prova che i controlli sono tanti e che non viene mai abbassata la guardia, ma per fortuna sono casi in una normalità che è sicura, certa, controllata.

Sostenibilità

Questo è un tema cruciale su cui bisognerebbe parlare per ore, citando anche tante ricerche e documentazione scientifiche internazionali. La nostra Terra ha risorse limitate che stiamo continuando a utilizzare e spesso a sprecare. Sicuramente l’impegno per evitare il cattivo utilizzo del patrimonio che abbiamo è una priorità per tutti ma dobbiamo essere consapevoli, allontanando pregiudizi e paure, che dobbiamo fare qualcosa perché le risorse del nostro Pianeta riescano a produrre cibo sufficiente per tutti. Serve uno sforzo congiunto tra imprenditori, istituzioni, Ricerca per trovare soluzioni alternative. Bisogna comunicare e condividere con la società piani, obiettivi, tappe e risultati. Va fatto con urgenza, con onestà intellettuale e soprattutto con principi etici condivisi. Non è uno scenario lontano e non sono esercizi accademici sul futuro. È il nostro domani e dobbiamo essere pronti ad affrontarlo, nell’interesse di tutti.

Alessandra Apicella

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