Agrumi, per fermare il “greening” nasce il progetto europeo PreHLB

C’è una malattia che è una vera minaccia per l’agricoltura, colpisce gli agrumi e ad oggi non si conoscono specie resistenti. Si chiama “greening” o HLB (Huangolongbing) o “malattia del ramo giallo” ed è provocata da un batterio (Candidatus liberibacter). Di questo batterio esistono tre specie che sono state chiamate con il nome del continente in cui sono state individuate per la prima volta: asiaticus, il più aggressivo e temuto, africanus e americanus.

Il batterio viene trasmesso da un insetto parassita, ma anche attraverso l’innesto o il movimento di materiale infetto. Le piante colpite mostrano ingiallimento delle nervature e maculature a chiazze delle foglie, nel tempo tutto il ramo diventa di un colore giallo intenso. I frutti sono piccoli, asimmetrici, e, una volta maturi, sono verdi, da cui il nome di Citrus greening. Quando la pianta viene infettata muore nell’arco di pochi anni.

Secondo gli studi effettuati, l’HLB è comparsa in Cina oltre un secolo fa e oggi rappresenta la principale minaccia a livello mondiale per l’agrumicoltura. In Florida, dalla sua prima identificazione nel 2005 ad oggi, la produzione di arance è crollata più del 75%, mentre quella di pompelmo addirittura dell’85%. Intanto, il batterio viaggia ed il suo vettore è stato già ritrovato nelle Isole Canarie e in Portogallo.

Per questo è nato il progetto europeo “PreHLB, Preventing HLB Epidemics for  Ensuring Citrus Survival in Europe”.

È un progetto H2020 di durata quadriennale (2019-2023), che adotta un approccio multidisciplinare e conta su un finanziamento di poco più 8 milioni di euro. È coordinato dalla Spagna (CSIC-IBMCP) e coinvolge 24 Paesi, tra cui quelli dell’area mediterranea più a rischio come Portogallo, Spagna, Italia, e Israele, oltre a Francia, Regno Unito, Olanda e 2 Paesi extra europei, Brasile e Cina, in cui il greening è già presente. L’Italia partecipa con il CREA Olivicoltura Frutticoltura Agrumicoltura di Acireale, l’Università di Catania e il CNR di Bari.

Il progetto si propone di individuare tutte le principali misure per proteggere l’area agrumicola mediterranea dalla potenziale invasione dei vettori (Trioza erytreae e Diaphorina citri) e del patogeno C. liberibacter e intende trovare soluzioni per gestire la malattia. In questo contesto sarà dunque fondamentale identificare i geni di resistenza per dar vita a nuovi genotipi immuni al batterio, mediante l’utilizzo delle New breeding techniques, e per riuscire a sviluppare biopesticidi innovativi.

Ed è proprio in questo ambito che sono impegnati i ricercatori del CREA Olivicoltura, Frutticoltura, Agrumicoltura di Acireale, coordinati da Concetta Licciardello. Il team ha infatti condotto studi sul genoma di una pianta che resiste alla malattia appartenente a un genere affine ai citrus, ovvero l’Eremocitrus glauca che, insieme al cosiddetto “Caviale di limone”, è tra le pochissime specie resistenti ad HLB.

Il ruolo del CREA sarà proprio individuare le fonti di resistenza per “trasferirle” nelle piante minacciate e, magari, arrivare a creare degli ibridi che siano inattaccabili dal greening. Il centro di competenza italiano coordina anche tutte le attività del progetto inerenti la trascrittomica, lo studio dei geni che si attivano a seguito dell’infezione. In particolare, guiderà i ricercatori spagnoli, francesi e cinesi che si interessano di specie affini ai citrus, tolleranti e suscettibili al greening.

Tutti i risultati del progetto saranno condivisi anche con gli agricoltori, gli stakeholders e i servizi fitosanitari con un obiettivo decisivo: arrestare la diffusione di una malattia dagli esiti potenzialmente devastanti.

Alessandra Apicella

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