Bioeconomia. Le potenzialità sostenibili dei terreni incolti

In Europa circa 65 milioni di ettari di terreno agricolo risultano abbandonati perché la loro coltivazione è impraticabile o poco redditizia. È una superficie vasta più o meno come la Francia. Le cause sono condizioni climatiche sfavorevoli – basse temperature, siccità, umidità eccessiva – problemi del suolo o collocazioni in zone impervie. Ora il progetto europeo Magic, Marginal lands for Growing Industrial Crops, sta mettendo a punto una serie di percorsi per rendere queste aree produttive, redditizie ma anche ecologicamente sostenibili attraverso l’introduzione di una serie di colture industriali.

Il Progetto, guidato dalla Greek Centre for Renewable Energy Sources and Saving Foundation (CRES), coinvolge 26 partner. Tra questi l’Università e la Ricerca di Wageningen, AgroParisTech, l’Università di Bologna e l’Università di Hohenheim, tutte realtà che collaborano già insieme nell’alleanza European Bioeconomy University (EBU) guidata dall’ateneo di Stoccarda. Il progetto è stato avviato il 1° luglio 2017 e si concluderà nel dicembre 2021, è stato finanziato con quasi 6 milioni di euro dall’Unione Europea nell’ambito del programma quadro Horizon 2020.

Le colture industriali forniscono abbondante biomassa rinnovabile per la produzione di energia ma anche molte materie prime che possono essere impiegate per realizzare materiali di alto valore, come plastiche o compositi a base biologica, lubrificanti, prodotti chimici e prodotti farmaceutici.

L’idea alla base del progetto spiegata dal capo del Dipartimento Biobased Products in the Bioeconomy dell’Università di Hohenheim, Iris Lewandowski: “MAGIC è un progetto ad ampio respiro con cui vogliamo dimostrare agli agricoltori di tutta Europa com’è possibile riuscire a introdurre proficuamente alcune colture industriali e vogliamo aiutarli a intraprendere questo percorso nel modo migliore. Per questo abbiamo realizzato una mappatura delle aree e diamo una serie di indicazioni precise: dalla selezione delle piante più adatte alle zone specifiche alla scelta delle migliori pratiche per la loro coltivazione e per la raccolta. Sono raccomandazioni e indicazioni rivolte anche ai responsabili politici affinché sostengano e promuovano questa forma di uso agricolo”.

Questo approccio offre più vantaggi contemporaneamente: consente di utilizzare terreni agricoli marginali per recuperare materie prime preziose e per produrre bioenergia senza entrare in conflitto con la produzione alimentare e contribuisce ad aumentare anche il reddito degli agricoltori.

Moritz von Cossel, anche lui ricercatore dell’Università di Hohenheim, aggiunge “L’introduzione di colture industriali aiuta anche a ridurre la perdita di biodiversità, l’erosione del suolo e le emissioni dei gas a effetto serra. Il miscanto, ad esempio, cresce sullo stesso campo per un massimo di 20 anni senza che l’agricoltore debba lavorare il terreno. Poiché viene raccolto in primavera impedisce che il terreno venga rimosso durante le violente tempeste autunnali e favorisce la fertilità del suolo“.

Il punto di partenza dei ricercatori è stata proprio l’individuazione delle piante adatte ai diversi siti agricoli marginali.

I terreni europei incolti sono stati esaminati e mappati per individuare le colture industriali che potevano essere coltivate secondo criteri socio-ecologicamente sostenibili. Sono state quindi selezionate 20 specie di piante annuali e perenni e sono state effettuate prove in campo. Sono state recuperate anche alcune specie dimenticate come la camelina sativa o il cartamo. Molte di queste piante, tra l’altro possono essere utilizzate con diversi obiettivi.  Ad esempio, nel caso della canapa commerciale dai semi viene estratto l’olio, mentre dai gambi si ottiene la fibra. “Partendo dal vaso e passando a piccoli appezzamenti e interi campi, stiamo testando in tutta Europa come queste piante si sviluppano nelle diverse aree marginali”, ha affermato Von Cossel.

I ricercatori hanno anche esaminato le pratiche di gestione più adeguate che comportano il minimo sforzo per l’agricoltore e il minore impatto sull’ecosistema. Anche su questo fronte è determinante la selezione delle colture in funzione delle singole aree, da cui dipendono poi tutte le altre misure necessarie, come la gestione del suolo, la fertilizzazione, il controllo delle infestanti, l’irrigazione…  Anche le pratiche relative alla raccolta devono essere personalizzate in funzione delle specie vegetali.  

“Spesso, gli agricoltori non sanno come e quando coltivare queste piante, per questo non le coltivano affatto”, ha affermato von Cossel. Anche per la raccolta, i ricercatori stanno adattando metodi esistenti o addirittura ne stanno sviluppandone di nuovi.

Tutti i risultati del lavoro di mappatura delle terre alla fine confluiranno in un database pubblicamente disponibile sul sito web del progetto e un altro database conterrà tutte le informazioni sulle 20 colture industriali selezionate: le caratteristiche specifiche e la loro idoneità a diversi tipi di terreno marginale, informazioni sulla loro gestione agronomica, i requisiti di input, le prestazioni di resa e le caratteristiche di qualità per le applicazioni degli utenti finali. Il gran lavoro già effettuato è consultabile nel sito (https://magic-h2020.eu/reports-deliverables/) . Il Magic Crops, questo il nome del database, contiene anche i risultati di numerose prove sul campo a lungo termine con importanti colture quali Miscanthus, canna comune (Giant Reed), Reed Canary Grass, Camelina, Canapa e Pioppo. Alcune prove in campo sono ancora in corso. Inoltre, sono descritte le migliori strategie di coltivazione agricola a basso input per categorie di colture come “lavorazione del terreno”, “fertilizzazione azotata”, “controllo delle infestanti” e “irrigazione”.

Il MAGIC Decision Support System (DSS) sviluppato appositamente combina entrambi i set di dati ed è progettato per consentire ai professionisti, ai responsabili politici e al pubblico in generale di accedere alle informazioni e di valutare i percorsi più adeguati.

Le immagini sono dell’Università di Hohenheim.

Alessandra Apicella

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