Biotecnologie, siamo a un bivio?

Su questo tema il dibattito è accesso ma la posizione dell’Università di Wageningen, considerata un’eccellenza mondiale nel campo dell’agronomia, fa riflettere e darebbe anche risposte a quesiti concreti come questo: “Se i pomodori, o qualsiasi altro vegetale, avessero radici più profonde potrebbero vivere e crescere anche in regioni aride…e, se superassimo questo limite, non riusciremmo di fatto ad abbattere molti degli ostacoli che minacciano la sussistenza di tante popolazioni?

In un articolo pubblicato nel sito dell’Università la risposta di John van der Oost, professore di microbiologia è inequivocabile: “Il sistema CRISPR-Cas potrebbe offrire nuove opportunità per garantire cibo nel nostro pianeta perché consente di migliorare le piante in modo più puntuale rispetto alle tecniche selettive usate fino ad oggi.”

CRISPR-Cas è un sistema che consente di modificare in modo rapido ed economico una precisa regione del DNA.

Con questa sigla si identifica un meccanismo immunitario che alcuni organismi unicellulari, come i batteri, utilizzano per difendersi dai virus. Questi organismi contengono dei frammenti di RNA “guida” noti come CRISPR, che funzionano come delle sentinelle molecolari riconoscendo le sequenze di DNA estraneo. Una volta riconosciuto e agganciato il DNA estraneo, le CRISPR guidano su di esso un enzima detto Cas (CRISPR-associated), che funziona come un paio di forbici e taglia il DNA intruso, impedendone la replicazione.

Il sistema permette ai batteri di rendere i virus innocui, è utilizzato per migliorare i tratti delle colture alimentari e nella produzione di biocarburanti e farmaci, è impiegato anche in medicina per far fronte a determinate malattie genetiche.

La valutazione di Van der Oost sui pomodori e sulle opportunità del sistema CRISPR-Cas è la seguente.

I pomodori una volta erano abbastanza insignificanti, piccoli frutti della giungla sudamericana. Le persone hanno incrociato diverse varietà per centinaia di anni e, negli ultimi 60 anni, hanno persino esposto i semi a sostanze chimiche e radiazioni, le cosiddette mutagenesi. I pomodori dovevano essere grandi e crescere rapidamente. Questo sta a significare che i pomodori che oggi noi conosciamo sono molto diversi dalla varietà originaria naturale.

“Nei pomodori molto è cambiato a livello di DNA, al punto che anche molti tratti positivi sono andati perduti”, afferma Van der Oost. “E le vecchie modalità di selezione erano abbastanza causali… In alcuni casi si è anche avuta una perdita di valore nutrizionale e di capacità di resistenza a batteri e funghi.”

I cambiamenti minimi che provochiamo con CRISPR-Cas sono simili alle mutazioni genetiche che si verificano spontaneamente in natura. Usando questa tecnologia, possiamo migliorare sostanzialmente la produzione di colture alimentari, senza influenzarne il valore nutrizionale e la resistenza alle malattie. “

L’articolo pubblicato nel sito di Wageningen non nasconde le preoccupazioni dell’Europa su questo sistema che considera come una tecnica di modificazione genetica, cosa che non fanno Paesi come gli Stati Uniti, il Canada, la Cina, il Giappone e, recentemente, la Russia.

Van der Oost comprende lo scetticismo, ma sottolinea l’esigenza di rivalutare la sicurezza e l’impiego di questa tecnica e di rimettere in moto questo dibattito in stallo che blocca l’innovazione e le sue opportunità.

Secondo Van der Oost, il CRISPR-Cas potrebbe riportare in vita le colture nella loro identità originaria e potrebbe aiutare a trovare soluzioni per far fronte ai cambiamenti climatici. “Se apportiamo modifiche minime mirate a un pomodoro, permettendogli di crescere con radici più profonde, i pomodori saranno in grado anche di prosperare in zone aride…e questo vuol dire molte nuove opportunità per agricoltori e consumatori che vivono in tanti Paesi dell’Africa e dell’Asia.

Alessandra Apicella

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