Cambiamenti climatici, un rapporto mette il dito nella piaga

Il riscaldamento globale è un tema sempre più dibattuto e si stanno moltiplicando anche i progetti di Ricerca che si propongono di studiare il fenomeno. Ma quanto servirebbe capire come incidono i nostri comportamenti e come potremmo cambiarli per mitigarne gli effetti?

Su questo snodo cruciale un team di ricercatori del Norwegian Institute of International Affairs e della University of Sussex Business School ha redatto un vero e proprio rapporto.

Lo studio ha analizzato il volume globale dei finanziamenti destinati alla ricerca ed è emerso un dato sconcertante: tra il 1990 e il 2018, meno del 4,59% dei finanziamenti è stato dedicato alla ricerca sui cambiamenti climatici e solo lo 0,12% è stato destinato a una questione critica: studiare i possibili percorsi per riuscire a cambiare i comportamenti degli individui e delle società per mitigarne concretamente gli effetti.

Secondo i ricercatori l’analisi di questi aspetti e l’individuazione di soluzioni preventive dovrebbe richiedere maggiori investimenti con il coinvolgimento delle cosiddette scienze sociali – antropologia, economia, relazioni internazionali, geografia umana, scienze politiche, psicologia – tutte discipline in cui i finanziamenti per la ricerca sono veramente limitati. Un impegno adeguato invece porterebbe a cambiare abitudini radicate e poco sostenibili e a diffondere nuove pratiche in grado di attenuare gli effetti del riscaldamento globale.

Il rapporto evidenzia invece che, sempre nell’arco del periodo 1990 – 2018, i progetti di ricerca su tematiche scientifiche e tecnologiche hanno ricevuto il 770% in più di finanziamenti rispetto a quelli destinati alle scienze sociali: 40 miliardi di dollari contro solo 4,6 miliardi di dollari. Anche i Paesi che hanno investito di più su progetti di ricerca relativi al binomio riscaldamento globale- scienze sociali, come Inghilterra, Stati Uniti e Germania, hanno dedicato comunque tra il 500% e il 1200% in più del loro budget alle discipline scientifiche e tecniche.

La conclusione del rapporto è esplicita. La logica dei finanziamenti si basa sul presupposto che se gli scienziati analizzano in profondità il fenomeno dei cambiamenti climatici e trovano soluzioni per ridurne le cause e gli impatti, allora politici, funzionari e cittadini si muoveranno e cambieranno i loro comportamenti per affrontare il problema. I fatti degli ultimi decenni, invece, hanno confermato che questo assunto non sta funzionando e non può funzionare.

Benjamin K Sovacool, professore di Politica energetica presso la Business School dell’Università del Sussex, ha dichiarato: “Molte persone probabilmente pensano che, poiché i cambiamenti climatici sono così gravi la ricerca è una priorità fondamentale per affrontarli. Ma di questi investimenti globali solo una piccolissima parte è destinata a risolvere i problemi più urgenti.”

Morale? Secondo questo rapporto i cambiamenti climatici sono sicuramente una sfida globale ma l’individuazione delle soluzioni dipende anche dalla comprensione di fenomeni di “micro livello” e dall’introduzione di nuovi comportamenti sociali che potrebbero davvero mitigarne gli effetti, in primo luogo sul fronte dei consumi energetici.

Lo studio suggerisce di adottare un approccio diverso, anche in termini di finanziamenti, con un coordinamento migliore degli sforzi globali e un focus maggiore sulle attività di ricerca nell’area delle scienze sociali. Un approccio veramente globale, che, secondo gli autori, ha dimostrato di essere molto efficace in altri ambiti, come nel caso della difesa nazionale.

L’articolo pubblicato su ScienceDirect con tutti i dati e dettagli del rapporto.

Alessandra Apicella

No Comments Yet

Leave a Reply

Your email address will not be published.