C’è riso e c’è il riso 2.0. Parola di Paola

La competenza e le professionalità sono prerogative di tanti uomini e di tante donne del nostro made in Italy ma spesso le intuizioni sono un tratto distintivo dell’universo femminile. Come fare la differenza? Come personalizzare la propria offerta in qualche modo griffandola? Come creare qualcosa di speciale e unico? Le donne sono più sensibili a questi temi. Forse perché per loro natura sono più attente ai dettagli e ai particolari, forse perché il loro DNA le porta ad essere più predisposte a intraprendere percorsi innovativi ma forse anche perché le loro antenne si sono affinate nel tempo e le aiutano a intercettare prima orientamenti, tendenze ed esigenze. E nelle loro teste frullano sempre pensieri e alternative per poter arrivare pronte a un domani diverso.

Così a Paola Fiore è venuta l’idea di produrre e commercializzare un riso speciale, con caratteristiche uniche sul fronte della qualità e della sicurezza alimentare, coltivato e lavorato secondo i principi della sostenibilità. “Nove anni fa – dice Paola – mentre eravamo a tavola, mio marito ed io abbiamo iniziato a discutere su come sarebbe bello conoscere effettivamente le origini e la storia dei prodotti che si mangiano e ci siamo detti: perché non provare a farlo noi con il riso?” Per questo è nata la sua linea Riso inFiore, un’avventura intrapresa con il solido, collaudato supporto di suo marito e della sua azienda Adolfo Barbonaglia, da generazioni protagonista del mondo agricolo nella coltivazione del riso.

Paola ha le idee chiare. Adotta un approccio scientifico, si avvale di esperti e utilizza tecnologie avanzate. È armata anche di tanta pazienza e determinazione: molte volte quando il traguardo sembra raggiunto è necessario rivedere tutto e ripartire da capo. “Dovevamo riuscire a coltivare un riso che, oltre a garantire produzioni accettabili, fosse di altissima qualità e inconfutabilmente genuino – afferma Paola -. Non è stato per niente facile, ci sono voluti anni per mettere insieme tutti i tasselli del puzzle, ma finalmente il raccolto 2016 ci ripagava di tutto il nostro impegno, ci eravamo riusciti!”

La tenacia e la voglia di raggiungere l’obiettivo avevano avuto la meglio, anche grazie a un gran lavoro di squadra fatto con passione.

Il riso lungo A Gloria di Paola è speciale perché è a “residuo zero”; è tracciabile perché è il risultato di un’intera filiera controllata, dalla coltivazione alla raccolta alla lavorazione; è coltivato secondo i principi dell’agricoltura sostenibile e conservativa, con l’utilizzo di energia rinnovabile. La sua lavorazione ne mantiene integri i principi nutritivi e il sapore.

Ma cosa vuol dire a “residuo zero”?

Questo termine, che è anche un marchio registrato, attesta che il riso è privo di qualsiasi traccia di prodotti fitosanitari, come confermano anche le analisi che vengono pubblicate regolarmente sul sito di Risoinfiore. I fitofarmaci, infatti, che abitualmente vengono impiegati per combattere infestanti e insetti pericolosi per il raccolto, danneggiano il terreno, influenzando negativamente la vita microbica e lo sviluppo di batteri, alghe, funghi e lombrichi. Ma gli stessi fitofarmaci possono avere effetti devastanti anche sulla salute di persone ed animali. In particolare, i lavoratori agricoli possono rischiare l’intossicazione per inalazione, ingestione e contatto con la pelle, ma ci sono conseguenze negative per la salute dei consumatori anche se ne ingeriscono solo dei residui.

Per questo nell’azienda di Paola vengono usati prodotti e tecniche particolari che riducono al minimo l’utilizzo dei fitofarmaci rendendone nulle le tracce, per tutti: terreni, agricoltori, consumatori.

Il riso Gloria è anche speciale per la lavorazione con cui viene trattato. Con le macchine tipo “Amburgo” Minghetti viene effettuata una lavorazione a pietra lenta e delicata, in tal modo il riso integrale viene soltanto accarezzato assumendo un colore ambrato, conserva intatta la sua gemma e tutte le proprietà organolettiche e nutrizionali contenute negli strati più esterni dei chicchi rendendoli più sgranati e saporiti. 

“Abbiamo scelto di ottenere due tipi di prodotti in aggiunta all’integrale  – afferma Paola – un tipo semi lavorato(semi integrale), con un solo passaggio di sbiancatura, e il nostro“tradizionale” con lavorazione a pietra di secondo grado, ovvero due passaggi di sbiancatura, per mantenere integre tutte le specifiche caratteristiche nutrizionali dei chicchi. Entrambi i prodotti sono ideali per la preparazione di risotti, minestre, dolci, timballi, grazie alla presenza di una percentuale pari al 18/19% di amilosio”.  L’amilosio è una componente dell’amido, uno zucchero polisaccaride che assicura la consistenza di un alimento. Dai chicchi si ricava anche la farina di riso, semi integrale macinata a pietra, preziosa per altre preparazioni come torte, biscotti, pastelle, impanature.

Tutto è prodotto nel modo più naturale e sostenibile possibile con la volontà di preservare e valorizzare la terra e i suoi frutti preziosi. Ma il rispetto per la natura per Paola si coniuga perfettamente anche con l’impiego di tecnologie avanzate, utili e indispensabili proprio per controllare e proteggere la salute dei suoi campi e del suo riso. Vengono usati sistemi di guida GPS che monitorano i terreni, in base alla loro mappatura, viene anche ottimizzato l’impiego di sementi e concimi. Il loro laboratorio controlla regolarmente la qualità dei raccolti. 

Sono stati fatti solchi sul perimetro delle camere di risaia, per poter mantenere costante al loro interno la presenza di acqua, che favorisce lo sviluppo della fauna. I prodotti fitosanitari vengono selezionati in base all’effettiva presenza di infestanti, utilizzando molecole dell’ultima generazione, sempre meno invasive sulla coltura e per l’ambiente. Viene adottato il sistema di “barra a filo”, per eliminare direttamente gli infestanti senza contaminare la coltura, riducendo la banca semi nel terreno e permettendo di evitare trattamenti diffusi a pieno campo. È stato inserito un impianto aeraulico per permettere al riso di essiccare dolcemente, di conservare l’integrità del chicco, evitando fessurazioni e rotture, e per ridurre i consumi di combustibile ed energia elettrica durante i cicli di essicazione.

E oggi che il riso 2.0 è un obiettivo raggiunto, con successo di vendite e prestigiosi riconoscimenti, a cosa sta pensando Paola?

“Questa avventura ci ha dato una ventata di nuova energia, dunque siamo pronti ad andare avanti. Stiamo uscendo con una nuova linea a residuo zero per il Sushi e vogliamo farci conoscere e apprezzare sempre di più nei mercati internazionali. Abbiamo avviato un progetto di collaborazione con la Camera di Commercio Italiana presente a Dubai, abbiamo molti appuntamenti in agenda che ci porteranno all’estero e abbiamo un sogno ambizioso, stiamo pensando all’America e qualcosa già bolle in pentola…”

E chi può fermare le donne quando si mettono in testa qualcosa?

Alessandra Apicella

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