Continue conferme scientifiche: gli insetti sono maestri di economia circolare

In Olanda c’è una vera task force che sta lavorando per identificare i fattori chiave e le dinamiche che saranno in grado di accelerare la transizione a una vera economia circolare. Tutto fa capo al programma Knowledge Base 34, finanziato dal Ministero dell’Ambiente, della Natura e della Qualità Alimentare olandese, che comprende una serie di progetti multidisciplinari con obiettivi condivisi: raggiungere uso efficiente della terra, dell’acqua e dell’energia, sequestrare il carbonio, identificare le necessarie strutture di governance per mettere a regime i processi. In questo contesto ovviamente sotto i riflettori ci sono l’agricoltura e l’industria alimentare per cui l’obiettivo è arrivare ad un utilizzo più efficiente e sostenibile del suolo, delle risorse, dei mangimi, dei prodotti chimici e dei materiali. 

Naturalmente l’Università di Wageningen è impegnata in prima linea e alcuni ricercatori Wageningen Livestock Research si stanno occupando proprio degli insetti, in particolare delle larve della mosca del soldato nero (Black Soldier Fly, BFS) come possibili acceleratori dell’economia circolare.

Le larve crescono bene su flussi di rifiuti inutilizzati come resti di ristorazione o letame di maiale e questo permette di utilizzare i nutrienti che normalmente finiscono nell’inceneritore. “Una delle missioni dell’agricoltura circolare è ridurre i flussi residui e i rifiuti“, ha dichiarato Teun Veldkamp che guida questo progetto “e se possiamo riportare le proteine perse nel ciclo dei nutrienti, sono necessarie meno proteine esterne come la soia. Queste larve sono veri onnivori; mangiano quasi tutto. Sono quindi campioni nel valorizzare i flussi di rifiuti che noi umani non desideriamo più utilizzare”.

Teun Veldkamp e alcuni suoi colleghi hanno condotto una sperimentazione per capire come crescono le larve in funzione delle diverse diete impiegate. Sono stati usati 7 contenitori di plastica con migliaia di larve, ognuno dei quali conteneva un substrato diverso, e sono stati organizzati 3 contenitori per ciascun tipo di substrato, quindi in totale 21 contenitori con un totale di 7 substrati. Un gruppo di controllo conteneva mangime per polli normale (CF).

Questi i substrati.  Rifiuti della ristorazione -Catering waste (SW, waste from (fast food) restaurants); Letame solido suino – Solid pig manure (PMS); Letame liquido di suino mischiato con mangime per polli – Liquid pig manure mixed with chicken feed (PMLCF); Digestato – Digestate (BTFS, a by-product from the sugar industry); Polpa di olive -Olive pulp (OP); Insilato di erba – Roadside silage grass (SG); Gruppo di controllo – Control group: regular chicken feed (CF).

I ricercatori hanno anche misurato le emissioni al di sopra dei contenitori per quantificare le buone o cattive prestazioni. Per i rifiuti di ristorazione e letame suino, le emissioni di CO2 erano elevate, ma l’ammoniaca era bassa; dati opposti si sono riscontrati per i substrati a base di polpa di olive e di erba da insilato. Un esito prevedibile secondo Veldkamp, perché queste due sostanze sono ricche di fibre e sono più difficili da digerire, anche per una larva.

Ecco i dati.

La tabella è a cura del team di Wageningen Livestock Research

L’esito è stato evidente e molto promettente: quando le larve si sono nutrite di rifiuti alimentari e di letame solido suino sono cresciute molto bene, in particolare quelle alimentate con i rifiuti della ristorazione sono diventate persino due volte più grandi del gruppo di controllo.

In questo caso si tratta di un perfetto esempio di economia circolare, secondo Veldkamp, che ha fatto riferimento a un’altra ricerca condotta da un altro team del Wageningen Livestock Research e dall’università di Leiden sull’alimentazione di suini in crescita. Il progetto aveva preso in esame due gruppi di suini, uno era stato alimentato con una dieta regolare con farina di soia come fonte di proteine, l’altro con una dieta a base di larve di BSF. Per monitorare gli effetti delle due diverse diete i ricercatori avevano analizzato dati sul microbiota dell’intestino tenue e sui metaboliti nel sangue dei maiali, una metodologia chiamata FeedOmics, che aiuta ad accertare l’impatto della dieta sia a livello locale, intestinale e sistemico, sia nel sangue. I risultati non lasciavano dubbi: l’alimentazione a base di larve favoriva la crescita di taxa microbici intestinali, che sono indicatori di un intestino sano e hanno effetti positivi sulla salute, e i suini sono risultati altrettanto sani o addirittura più sani di quelli alimentati con una dieta tradizionale a base di soia .

A proposito, questo settore a detta degli esperti dovrebbe crescere in modo esponenziale  fino a superare i 4,1 miliardi di dollari entro il 2025.

L’immagine è dell’Università di Wageningen.

Alessandra Apicella

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