Elena e le sue tele

Quando alcune donne decidono di raggiungere degli obiettivi non provate a fermarle. Nulla e nessuno riuscirà a farlo. Supereranno ostacoli, resistenze, diffidenze e tanti bastoni tra le ruote ma non si scoraggeranno mai. Cadranno ma torneranno in piedi con qualche acciacco e qualche livido che dimenticheranno dopo qualche minuto. Non possono permettersi il lusso di perdere tempo, hanno sempre troppe cose da fare per raggiungere il traguardo.

Elena Albertini è una di loro. Da ragazza decide di intraprendere uno sport non proprio femminile, il canottaggio, poi quando è il momento di scegliere l’università, mentre tutti i suoi fratelli si iscrivono a Giurisprudenza, lei è sicura: vuole fare Agraria.

Elena è romana, anche se le origini della sua famiglia sono siciliane. Ma non c’è molto di lineare nella sua vita, la nonna è svizzera e il papà è nato a Como. Gli Albertini hanno una storia che ha le sue radici a Mineo, un piccolo comune sulle pendici dei monti Iblei con poco più di 5000 abitanti, dove c’è l’azienda agricola di famiglia. “Mineo è un piccolo gioiello, con una piazza, un’edicola, un ufficio postale, un cinema, qui si torna ad assaporare il ritmo giusto della vita oltre a godersi tutti i colori e i profumi di una terra magica, la Sicilia”, afferma Elena.

Ma Agraria a Roma non c’è, Elena decide così di trasferirsi a Viterbo e di iscriversi all’Università della Tuscia. “La facoltà di Agraria era stata appena inaugurata, alla cerimonia di apertura aveva presenziato il presidente Cossiga, eravamo in pochi ed era impossibile non frequentare”. Si laurea e la sua tesi è sulle api e la lotta biologica, il biologico diventa il suo mantra. Vince una borsa di studio promossa dal CREA, dipartimento di Frutticoltura, studia i kiwi. Ma le idee ormai sono sempre più chiare, vuole occuparsi della sua azienda in Sicilia e da quel momento inizia la sua lunga storia d’amore con le arance.

Oggi Elena è responsabile della sua azienda e vicepresidente del Consorzio Arance Rosse di Sicilia IGP, un’organizzazione senza fini di lucro che riunisce 400 produttori certificati – equivalgono a 6.500 ettari di agrumeti – 74 centri di confezionamento, 12 industrie di trasformazione.

“Conoscevo la mia azienda e la mia terra ma quando sono arrivata sapendo di esserne responsabile ho guardato tutto con occhi diversi e ho voluto conoscere e vivere tutto in prima persona, facendo anche cose da vera sprovveduta. Quando non c’era nessun testimone oculare provavo a potare gli alberi salendo sulle scale, ho voluto guidare il trattore e il cingolato, alla fine ho imparato tante cose ma ho anche capito che alcune avrei dovuto evitare di farle.”

Elena fa le verifiche e le analisi del caso e i dati le danno ragione: trasforma subito la sua terra in un’azienda biologica.  Non mancano le perplessità da parte di chi ci lavora da tempo. Ma lei nel biologico crede. Entra a far parte della cooperativa Agrinnova bio 2000 e poi nella Direzione Nazionale Legacoop.

Le sue vicende e i suoi percorsi da qual momento si intrecciano e si complicano, non sono facili da sintetizzare, ma quando Giovanni Selvaggi, il nuovo presidente del Consorzio Arance Rosse di Sicilia IGP cerca un vice, ma un vice operativo, la scelta cade su di lei.

Oggi questo Consorzio sta facendo parlare di sé perché, grazie anche alla operatività di Elena, c’è una nuova ventata di idee e iniziative e soprattutto un nuovo obiettivo da raggiungere: valorizzare e promuovere l’eccellenza dei suoi prodotti e dare agli iscritti nuovi servizi e nuove soddisfazioni.

È nata così l’idea di digitalizzare tutti i dati e tutti i processi delle imprese che vi fanno parte e di certificarne in modo inconfutabile tutti gli aspetti, grazie anche all’adozione della tecnologia Blockchain.  Il progetto si chiama R.o.u.g.e, Red Orange Upgrading Green Economy.

Il consorzio ha già un disciplinare preciso, tutti i dati sono già a portata di mano in formato cartaceo ma il nuovo progetto – digitalizzazione, tracciabilità, agricoltura di precisione – è un puzzle tutto da costruire e anche questa volta Elena si rimbocca le maniche.

Il suo segreto rimane sempre lo stesso: studiare e ascoltare per poter avere gli strumenti per capire, selezionare, scegliere. Oggi Elena parla di Blockchain come se avesse lavorato per anni in un’azienda informatica e con le sue domande sorprende e spiazza chi pensa di avere di fronte a sé un neofita, per giunta donna.  

“Quando studiavo amavo la meccanica e la tecnologia mi ha sempre appassionato – afferma Elena – può davvero cambiare il ritmo, l’efficienza e la produttività delle aziende, può rendere veramente sostenibili le attività degli agricoltori, liberandoli da sorprese, minacce e perdite.”

Sul nuovo progetto, Elena non dà molti dettagli ma ci anticipa che alcune notizie saranno comunicate ufficialmente a dicembre in una conferenza stampa e che a febbraio al Fruit Logistica di Berlino saranno presentati fatti e numeri, i primi risultati dei progetti pilota avviati.

Chi vuole provare a fermarla?

Alessandra Apicella

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