La nuova sfida: arrivare in tempo, e meglio, nel mercato delle proteine alternative

La corsa è sempre più serrata e gli annunci continuano, influendo anche sul valore delle azioni delle società.

Sulla scia del successo di Impossible Foods e Beyond Meat la domanda dei prodotti alternativi alla carne sta crescendo. È anche destinata ad aumentare: secondo la banca internazionale Barclays il mercato globale raggiungerà 140 miliardi di dollari a livello globale nei prossimi 10 anni.

Kellogg ha dichiarato che a partire dal prossimo anno nell’area dei prodotti surgelati ci saranno i nuovi hamburger “Incogmeato”. Sono di origine vegetale a base di soia non OGM ed emulano l’aspetto e il sapore della carne. La società amplierà anche le sue proposte alternative al pollo le sue “Chik’n”. Kellogg da tempo offre hamburger vegetariani surgelati, a base di fagioli e funghi, ma ora vuole proporre prodotti che ricordano davvero il sapore e la consistenza della carne.

E poi è sceso in campo Hormel che chiamerà le sue proposte a base di soia, senza OGM, Happy Little Plants, I nuovi prodotti attualmente sono testati in punti di vendita selezionati e dovrebbero essere distribuiti su larga scala nei prossimi mesi.

Cargill invece ha comunicato un investimento di ulteriori 75 milioni di dollari in Puris, la società che produce ingredienti a base vegetale, non OGM, e che fornisce anche Beyond Meat per i suoi hamburger di origine vegetale. Il precedente investimento in Puris era stato di $ 25 milioni.

I piselli in particolare sono la fonte di proteine più impiegata. Economici e sostenibili, sono utilizzati da un numero sempre più ampio di aziende che li utilizzano per realizzare hamburger, pancetta, tonno e yogurt alternativi.

Il calo dei consumi di carni, latte e prodotti caseari e prezzi di listino improponibili stanno mettendo in crisi molti allevatori: in molti sono stati costretti a chiudere, altri stanno cercando idee e soluzioni sostenibili, altri ancora stanno provando a diversificare o convertire le attività delle loro aziende.

“AgFunderNews”, in un articolo del 5 settembre, ricorda che l’anno scorso sono state chiuse 2.700 aziende negli Stati Uniti secondo i dati dell’USDA, il Dipartimento dell’Agricoltura del Paese, e racconta la storia di Tom Moffitt, co-fondatore ed ex CEO di Cultura Fresh Foods, una startup che produce ingredienti di origine vegetale.

Moffitt precedentemente lavorava nel settore lattiero-caseario nel Vermont, producendo yogurt per una varietà di aziende private label e con il marchio Green Mountain Creamery. La sua attività stava andando a gonfie vele ma poi è iniziata la crisi. Ora Moffitt è riuscito ad ottenere un finanziamento di 11 milioni di dollari da parte di CEI Ventures e FreshTracks Capital e lo userà per aiutare Culture Fresh Foods a convertire un impianto lattiero-caseario in un nuovo impianto in grado di trasformare mandorle, anacardi, avena e semi in proteine alternative.

Cosa c’è dietro a questa nuova corsa alle proteine alternative? Le risorse del nostro pianeta si stanno esaurendo e bisogna urgentemente porvi rimedio? Ci sono nuove tendenze e nuove scelte alimentari da parte dei consumatori? Le aziende vogliono introdurre prodotti innovativi e devono diventare più sostenibili per acquistare valore nel mercato? Sicuramente i fattori sono molteplici e correlati e il quadro è ancora tutto in divenire.  

Intanto ieri Solar Foods, la società finlandese che produce proteine usando anidride carbonica ed elettricità, ha vinto l’Index Award (100 mila euro).

L’Index Award è un premio biennale, cui partecipano progetti che arrivano da tutto il mondo, istituito e sostenuto dalla Danimarca, è anche chiamato “il premio Nobel per il design”. Il montepremi totale è di € 500.000 e viene suddiviso tra i migliori progetti che danno una risposta a problemi globali quali l’uguaglianza, la produzione alimentare e l’inquinamento da plastica.

Alessandra Apicella

2 Comments
  1. le ragioni sono molteplici, non c’è dubbio. qualche giorno fa ho ascoltato alla radio un interessante parere di giornalista specializzato in alimentare secondo il quale le nuove tendenze (es. Impossible Food e Beyond meat…) non entrano nel campo dei vegani/vegetariani, ma vengono prodotte del tutto per rivolgersi ai consumatori di carne, non si capirebbe altrimenti la corsa alla miglior “copia” di carne addirittura usando succo di barbabietola per simulare i succhi sanguigni della carne vera…è un fenomeno nuovo ed interessante, sociologico, di nuovi consumi, di consumi più attenti all’ambiente tutto insieme.

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