Le mille virtù delle alghe, sempre più protagoniste di un domani sostenibile

La notizia è di oggi. Nestlé ha stretto una partnership con Corbion per creare una nuova generazione di prodotti a base di microalghe. Corbion è un’azienda dei Paesi Bassi che produce ingredienti per l’industria alimentare e che utilizza da tempo le alghe.

Questo nuovo accordo conferma il grande fermento che c’è sul fronte delle proteine alternative e in particolare nei confronti delle alghe, risorsa ricca di proprietà nutritive. Verità già nota e consolidata nel mercato degli integratori alimentari dove le alghe vengono utilizzate da tempo soprattutto per il loro contenuto di Omega 3- 6, acidi grassi, astaxantina e beta-carotene.

Recentemente il gruppo Buhler ha comunicato i suoi investimenti per mettere a punto nuove tecnologie in grado di rompere le pareti delle cellule delle alghe e per recuperarne le proteine che possono poi essere utilizzate in mangimi per animali o come additivi per prodotti da forno, pasta o snack, nonché sostituti della carne.

Le ormai famose Memphis Meats, Beyond Meats e Impossible Foods stanno già utilizzando le alghe per realizzare le loro carni a base vegetale e Triton Algae Innovations è diventato un punto di riferimento proprio per aver messo a punto un processo di fermentazione per produrre un’alga, il Chlamydomonas reinhardtii, che è ricca di beta carotene e di eme, caratteristiche che danno alle nuove carni alternative sapore, colore, consistenza e profumo analoghi a quelli della carne di origine animale.

Ma le alghe sono speciali e preziose anche perché la loro coltivazione è davvero sostenibile. Non richiedono tutte le risorse necessarie alle tradizionali produzioni agricole. Triton produce le sue alghe in modo ecologicamente sostenibile, utilizzando fermentatori in acciaio inossidabile in un processo chiuso e controllato, che non richiede pesticidi o prodotti chimici per la protezione delle colture.

E iWi, un altro punto di riferimento di questo mercato che produce integratori, coltiva le sue alghe in 48 piscine costruite nei deserti del New Mexico e del Texas. Ognuna d questa piscina, più grande di un campo di calcio, contiene acqua di pozzo pompata da falde acquifere salate sottostanti. Secondo iWi, l’unica preoccupazione in questo tipo di coltivazione e proteggere gli ambienti per evitare che altri organismi si cibino delle stesse alghe ma la società ha messo a punto tecniche di prevenzione.

Sostanzialmente, l’elemento davvero fondamentale per la coltivazione delle alghe è la Co2. Non richiedono molta terra, possono essere coltivate in ambienti di acqua dolce, salmastra e salata, a differenza delle piante, che hanno steli e rami e altri elementi non utilizzabili, le alghe non generano rifiuti agricoli.

Non è un caso che tra i pionieri di questo settore ci sia Israele, dove operano numerose aziende specializzate nella coltivazione e nella lavorazione delle alghe, una competenza che è nata e cresciuta anche grazie alle attività di ricerca delle università l’Università Ben-Gurion e l’Istituto di scienza Weizmann. Una delle più importanti aziende, Algatech, nata nel 1998 e con clienti in tutto il mondo, è stata acquisita lo scorso 22 maggio dal gruppo francese Solabia Group. 

Ma anche in Norvegia, per praticare un’acquacoltura sostenibile, stanno lavorando per sostituire con prodotti a base di alghe i mangimi per gli allevamenti ittici, tradizionalmente a base di proteine e oli marini o soia. Qui la startup AlgaePro sta sviluppando una tecnologia per la coltivazione di microalghe destinate alla produzione di mangimi utilizzando materiali organici provenienti dalla gestione dei rifiuti urbani, Co2 e calore residuo generati da fonti industriali, alcune  imprese stanno anche affiancando coltivazioni di alghe per ridurre l’impatto delle loro emissioni di Co2 dei loro impianti, come il produttore di ferrosilicio Finnfjord.

Tante tecnologie e tanti processi sono ancora in divenire, ma che le alghe abbiano potenzialità infinite per un domani sostenibile non ci sono dubbi. Proprio in Norvegia l’istituto di ricerca SINTEF, Norwegian Seaweed Technology Center, stima che la produzione di macro e microalghe nel Paese raggiungerà un totale di oltre 20 milioni di tonnellate entro il 2050, un mercato del valore di oltre 4 miliardi di dollari.

L’immagine è di Nestlè.

Alessandra Apicella

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