Plastica, l’EASAC dà indicazioni chiare

In un comunicato dello scorso 11 marzo, l’EASAC, European Academies Science Advisory Council, non ha usato mezzi termini, ha dichiarato che le attuali iniziative intraprese per risolvere il problema della plastica sono inefficaci e fuorvianti.

Una posizione in linea con quanto indicato in modo dettagliato nel rapporto “Packaging Plastics in a Circular Economy”: per riuscire a rallentare e arginare i danni all’ambiente, alla biodiversità e, quindi i rischi per la salute umana, servono riforme fondamentali e sistemiche lungo l’intera catena del valore.

La relazione chiarisce che i meccanismi volontari e di mercato non sono sufficienti per affrontare il problema. “I legislatori europei dovrebbero adottare regole e incentivi per accelerare il passaggio a un’economia circolare dei rifiuti di plastica. Dobbiamo riutilizzare i prodotti in plastica e gli imballaggi, migliorare drasticamente le nostre attività di riciclo e soprattutto vedere che non vengono gettati rifiuti nell’ambiente.” ha affermato il professor Michael Norton.

Per questo, per la prima volta in assoluto, i principali scienziati delle Accademie nazionali della scienza di 28 Paesi si sono riuniti e hanno messo nero su bianco le sette raccomandazioni chiave per i responsabili politici dell’UE.

1. Divieto di esportare rifiuti di plastica

Oggi la maggior parte dei rifiuti di plastica dell’Unione Europea non è riciclata in Europa. Enormi quantità di plastica contaminata e difficile da riciclare vengono spedite fuori dall’Europa, finendo spesso in impianti illegali o dispersi nell’ambiente locale e infine negli oceani. “L’Europa dovrebbe gestire i propri rifiuti e non scaricarli su altri meno in grado di gestirli. Il trattamento dei rifiuti di plastica in Europa è migliore sia dal punto di vista ambientale che etico, anche se abbiamo dovuto incenerire parte di questi rifiuti in termovalorizzatori”, ha affermato Annemiek Verrips dell’Accademia olandese.

2. Obiettivo zero rifiuti di plastica e riduzione al minimo delle plastiche monouso

L’EASAC ritiene prioritario l’obiettivo di arrivare a eliminare i rifiuti di plastica in discarica, in linea con i principi di una vera economia circolare per la plastica nell’UE.

3. Estendere la responsabilità del produttore

Il principio da adottare dovrebbe essere “chi inquina paga” e dovrebbe essere applicato sia ai produttori sia ai rivenditori di materie plastiche. “L’Europa deve applicare tasse di responsabilitàIl sistema dovrebbe includere riduzioni fiscali pertinenti per le materie plastiche riciclate, costringendo così a progettare soluzioni riciclabili”, afferma il prof. Gaetano Guerra dell’Accademia italiana delle scienze.

Le tariffe dovrebbero tener conto anche dei criteri di progettazione del prodotto relativi al loro uso a fine vita e agli impatti ambientali quali tossicità, durata, riutilizzabilità, riparabilità e riciclabilità / compostabilità.

4. Alternative a base biologica

Al momento gli scienziati vedono un potenziale molto limitato per la plastica biodegradabile. Anne-Christine Albertsson dell’Accademia svedese osserva: “L’obiettivo di una plastica che si rompe naturalmente nell’ambiente rimane irraggiungibile poiché la maggior parte delle applicazioni di materie plastiche richiede durabilità. Un materiale che può degradarsi nell’ambiente non dovrebbe degradare durante la sua durata. Esiste solo un numero limitato di prodotti in grado di soddisfare i test di biodegradabilità nell’ambiente marino e anche quelli mantengono la loro integrità per mesi, con i relativi rischi di entanglement e ingestione.”

Inoltre, “bio” non equivale a un ridotto impatto ambientale poiché le materie prime alternative possono essere associate a elevate emissioni di gas a effetto serra o possono compromettere la salute del suolo. “Oggi i consumatori sono spesso fuorviati, anche per l’attuale diversità dei sistemi di etichettatura. Abbiamo bisogno di un sistema di etichettatura europeo obbligatorio e uniforme relativo alla riciclabilità effettiva, non teorica ”, ha spiegato Attila Varga dell’Accademia delle scienze ungherese.

5. Tecnologia avanzata per riciclare e trattare

Riciclare in modo efficace gran parte del flusso di rifiuti è difficile, occorre sviluppare una gamma di opzioni per estrarre valore dai diversi tipi di rifiuti di plastica.  E’ fondamentale sviluppare sistemi di riciclo integrati in grado di gestire tutti i rifiuti di plastica, ma anche avere una chiara gerarchia, in primo luogo per il riciclo a circuito chiuso, come nel caso delle bottiglie in PET, che deve essere prioritario.

6. Limitare gli additivi e i tipi di resina per migliorare la riciclabilità

Finora, molti produttori e trasformatori nel settore delle materie plastiche non si sono molto interessati al post vita dei loro prodotti. La fattibilità tecnica ed economica del riciclo sarebbe favorita dalla riduzione dell’uso di additivi talvolta persino tossici e del numero di polimeri che possono essere utilizzati per applicazioni specifiche, ad esempio in applicazioni di grande volume ai polimeri facilmente riciclabili come PET e PE. Oggi, invece, grazie a progressi tecnologici l’imballaggio multistrato composto da materiali diversi (e quindi molto difficili da riciclare) può essere sostituito da imballaggi multistrato costituiti dalla stessa resina, che permette di essere riciclato. .

7. Regolamenti dei prezzi e quota per il contenuto riciclato

Il costo della plastica non include i costi per l’ambiente, non includere questi costi è un fallimento del mercato e un ostacolo fondamentale a una maggiore domanda di materiali riciclati.

Alessandra Apicella

1 Comment
  1. questo si chiama parlar chiaro, non è più ora di cincischiare per motivi vari (vedi la polemica della possibile perdita delle elezioni in Emilia Romagna a seguito della tassa su plastica). Anche il “virus” lo sta insegnando: in momenti difficili bisogna intraprendere drastiche azioni. E purtroppo, in queste situazioni di pericolo spiace constatare che la “democrazia” fa spesso in qualche modo da “tappo” a prendere decisioni solenni.
    Del resto è anche vero che “chi controlla il controllore ?” (ovvero l’eventuale legislatore draconiano…?)

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