Prodotti e marche: e se il consumatore diventasse sempre di più il vero protagonista?

I consumatori vogliono avere sempre più informazioni sui prodotti che sono sugli scaffali, sono disorientati dalla quantità dell’offerta e spesso attratti dalla convenienza dei prezzi o dal posizionamento o dalla confezione. L’etichetta, spesso minuziosa ma difficile da leggere e da decifrare, non basta, anche perché chi acquista vorrebbe saperne di più. Vorrebbe conoscere la storia di quel prodotto: chi lo realizza, quali sono le materie prime, le lavorazioni, il viaggio che fa per arrivare nel negozio vicino a casa.

E poi è lo stesso consumatore che spesso ha dubbi: quali sono le caratteristiche di un vero prodotto di qualità e quanto dovrebbe costare quella qualità? Come dovrebbe essere un buon latte o una buona mozzarella? E quale dovrebbe essere il giusto prezzo?  

Ma anche chi produce con serietà e passione ha voglia di spiegare tutto il lavoro che c’è dietro la qualità del suo prodotto e le ragioni di quel prezzo: produrre bene, curare la qualità e migliorarla sono impegni e prevedono costi ma anche investimenti. I conti devono tornare.   

Per questo sta nascendo anche in Italia “Chi è il padrone?”, un’iniziativa che intende rimettere al centro il consumatore come vero protagonista del mercato e dare valore a chi nel settore del Food produce davvero la qualità, che ovviamente deve avere il giusto prezzo.

Il progetto è pronto a decollare: a fine gennaio dovrebbe debuttare il sito con tutte le informazioni relative agli obiettivi e ai criteri operativi scelti dalla squadra che lo presidia; tra febbraio e marzo saranno disponibili le schede sull’identità dei primi prodotti presi in esame e a giugno saranno indicati anche i produttori, gli artefici della qualità.

La squadra che guida questo progetto ha un comitato scientifico, composto da esperti di nutrizione, legali, professionisti che operano nell’area delle certificazioni, della Corporate Social Responsibility e della Sostenibilità ed è coordinata da Enzo Di Rosa, consulente del settore, che ha iniziato la sua carriera nell’impresa di famiglia, un’azienda agricola pioniera nelle coltivazioni biologiche.  

L’obiettivo è creare dopo la marca dell’industria (IDM) e la marca del distributore anche la marca del consumatore (MDC), una serie di prodotti valutati e scelti a monte dal consumatore stesso.

“Chi è il padrone?” prende spunto dall’analoga iniziativa nata in Francia nel 2016, ‘C’est qui le patron?! La marque du consommateur,  che  oggi conta 10.000 soci e oltre 6 milioni di consumatori, che acquistano ogni giorno i prodotti a loro marchio in 12 mila punti vendita in Francia. In Europa questa realtà è già presente in Spagna, Germania, Belgio, Grecia, ma è attiva anche in Marocco e negli Stati Uniti.

Il criterio di valutazione base è la qualità e il giusto prezzo che deve essere il risultato di una serie di fattori: sostenibilità socio ambientale dell’intera filiera, benessere animale, equo compenso per tutti quelli che contribuiscono alla produzione e alla trasformazione dei prodotti, origine delle materie e processi di lavorazione, profili nutrizionali degli alimenti.

Ma come funziona concretamente questo progetto e soprattutto come faranno i consumatori a scegliere e decidere i loro prodotti ideali?

I consumatori vengono coinvolti mediante questionari e altri metodi di indagine che garantiranno l’indipendenza dei dati raccolti e esprimeranno la loro percezione sulla qualità dei prodotti e delle singole filiere alimentari.

Da parte loro, i produttori selezionati si impegnano a realizzare i prodotti secondo i criteri definiti dall’associazione in appositi disciplinari, garantendo la tracciabilità dell’intera filiera.

Tutte valutazioni basate sulla reciproca trasparenza della comunicazione. 

In questo scenario poi gli operatori della distribuzione sono liberi di decidere se acquistare e distribuire i prodotti a marca del consumatore, anche se l’associazione si impegna a proporre e stringere accordi con loro con l’obiettivo di sostenere gli interessi del consumatore e quelli dei protagonisti delle filiere coinvolte.

Un esempio concreto dell’esperienza francese: il latte a marca del consumatore è stato richiesto di origine rigorosamente francese, da mucche allevate al pascolo almeno 6 mesi l’anno e nutrite con foraggi naturali senza OGM, prodotti nel raggio di 70 km. Questo latte costa 0,99 centesimi al litro a fronte di un costo medio di di 0,67 centesimi. La differenza di prezzo è il valore riconosciuto agli allevatori che investono sulla qualità richiesta dagli stessi consumatori. Tout se tient, direbbero i francesi!  

Alessandra Apicella

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