Proteine alternative e business. L’ultimo studio di FAIRR Initiative

Istituita dalla Jeremy Coller Foundation, la FAIRR Initiative è una rete di investitori impegnata a sensibilizzare il mercato sui rischi degli allevamenti intensivi. Con le sue ricerche aiuta gli investitori a fare scelte in linea con le nuove tendenze e a esercitare la loro influenza salvaguardando il valore dei loro investimenti.

Con FAIRR collaborano importanti gruppi come Walmart, Carrefour e Nestlé. Nel 2016, questa coalizione era supportata da 36 investitori che gestivano 1,25 trilioni di dollari, ora comprende 74 investitori e ha un patrimonio complessivo di $ 5,3 trilioni di dollari. Tra gli investitori, ci sono Schroders (UK) NN Investment Partners (NL) e Boston Common Asset Management (US).

Questi alcuni degli elementi e dei dati che emergono dal suo ultimo rapporto Appetite for Disruption presentato il 24 luglio scorso.

Il mercato delle proteine alternative ha un valore di $ 19,5 miliardi e dovrebbe conquistare il 10% del mercato globale della carne e raggiungere un valore di $ 100 miliardi entro 15 anni.

Per la prima volta dal debutto nel 2016, FAIRR ha riscontrato che 5 delle 25 aziende coinvolte (Unilever, Tesco, Nestle, M&S, Conagra) hanno raggiunto un miglior posizionamento grazie a una strategia precisa per la realizzazione di una gamma di proteine sostenibili, una decisione nata anche dalla valutazione dei rischi legati a un’eccessiva dipendenza dalle materie prime di origine animale, con tutte le relative implicazioni per le loro catene di approvvigionamento.

Oltre l’87% dei retailer ha aumentato i propri prodotti a base vegetale a marchio proprio. Nestlé ha dichiarato di aspettarsi che le sue vendite in quest’area raggiungeranno il miliardo di dollari in dieci anni.

FAIRR Initiative ha valutato le 25 multinazionali del settore alimentare coinvolte in base ad alcuni parametri: strategia aziendale, analisi lungimirante del mercato, livelli di investimento in R&S, impegni per ridurre gli impatti ambientali delle loro catene in linea con gli obiettivi di Parigi.

Ecco cosa è emerso.

• 5 su 25 aziende (Unilever, Tesco, Nestlè, M&S, Conagra) sono in prima linea su questi impegni, 16 sono attive, 4 (Amazon, Hershey, Costco, Saputo) si sono dimostrate in ritardo.

• Negli ultimi 12 mesi 23 aziende su 25 hanno ampliato o hanno annunciato piani di espansione per la loro gamma di prodotti proteici alternativi.

• Il 64% delle aziende ha incluso le voci “a base vegetale” e “vegano” nelle relazioni annuali o trimestrali dei loro risultati finanziari nel 2018/2019.

• Sette delle 25 aziende coinvolte, tra cui Unilever e Tesco, hanno ottenuto risultati migliori in tema di sostenibilità ambientale rispetto ai traguardi indicati e hanno fatto esplicito riferimento ai loro sforzi per ridurre le emissioni della loro catena di approvvigionamento a partire dall’agricoltura.

• 4 società (Marks & Spencer, Conagra Brands, General Mills e Groupe Casino) hanno avviato valutazioni e piani proprio relativi ai rischi, dovuti anche ai cambiamenti climatici, delle loro catene di approvvigionamento proteico.

• Alcuni gruppi, tra cui Marks & Spencer e Carrefour, hanno definito obiettivi precisi per ampliare la propria offerta di prodotti proteici alternativi. Carrefour ha dichiarato di voler raddoppiare il numero di prodotti della sua gamma vegetariana nel corso del 2019.

• Quattro dei 16 retailer stanno testando prodotti proteici alternativi posizionandoli nei corridoi affianco ai prodotti tradizionali, come ad esempio nel caso delle carni (Sainsburys, Tesco, Kroger e Woolworth Group).

• Nessuna azienda al momento ha adottato metriche specifiche e formali per tracciare e indicare le fonti proteiche impiegate, segnalando le percentuali di fonti animali e fonti vegetali.

Scenario

Sempre secondo FAIRR ecco le tendenze dei diversi mercati e le soluzioni adottate per produrre proteine alternative.

Mercato

Stati Uniti. Un’analisi di mercato di GFI e Nielsen mostra che tra il 2017 e il 2018 le vendite al dettaglio di carne di origine vegetale sono aumentate del 23%, rispetto alla crescita del 2% registrata dal totale dei prodotti alimentari negli Stati Uniti. Ma la crescita di alimenti a base vegetale si rileva nelle singole categorie di prodotti come latte, formaggio, crema e yogurt. In particolare, il latte di origine vegetale risultata la categoria a maggior tasso di crescita con vendite pari a $ 1,8 miliardi, il 13% del mercato totale del latte al dettaglio negli Stati Uniti. La categoria ha una penetrazione del 37%, il che significa che un terzo delle famiglie statunitensi acquista latte di origine vegetale.

Europa. La crescita in Europa occidentale è rimasta relativamente stabile negli ultimi tre anni con tassi di crescita intorno al 10%, nonostante il consumo stabile di prodotti tradizionali a base di carne. Un rapporto del 2017 di Rabobank indica che nei prossimi 5 anni in Europa le proteine alternative potrebbero rappresentare la risposta a un terzo della domanda totale di proteine. Rispetto agli Stati Uniti, nonostante le dimensioni inferiori, si assiste a una maggiore diffusione delle proteine alternative nel mercato europeo. Ad esempio, la penetrazione di mercato nel Regno Unito è del 12%, che è tre volte quella degli Stati Uniti, ma anche Germania e Italia registrano tassi di penetrazione più elevati, che oscillano tra il 9 e il 12%.

Asia Pacifico. Le diete tradizionali nei paesi asiatici utilizzano comunemente fonti di proteine non animali, il tofu ad esempio ha un ruolo consolidato nella cucina cinese e giapponese. Tuttavia, anche qui negli ultimi anni c’è stato un picco nel consumo di carne e latticini. In Cina, ad esempio, il consumo di latte pro capite è aumentato da quasi zero alla fine degli anni ’80 a 30 kg all’anno oggi. Ma secondo la ricerca di Mintel l’Asia è un mercato molto promettente per le proteine alternative e si assisterà a una crescita esponenziale della domanda fino al 2025 con il CAGR più alto di qualsiasi regione a livello globale (9,4% in termini di valore).

Come si esprime l’innovazione

L’innovazione della tecnologia alimentare ha preso piede nel 2018, con un’esplosione di attività da parte sia delle start-up sia dei grandi protagonisti del settore. Nel 2018 questa innovazione ha subito un’accelerazione proprio per un elevato afflusso di investimenti nell’area delle proteine alternative, con circa 673 milioni di dollari investiti.

Sebbene il capitale totale investito nel 2018 sia stato inferiore rispetto al 2017 – in seguito all’acquisizione da parte di Danone di $ 12,5 miliardi di WhiteWave Foods nel 2017 – il numero di investimenti nel 2018 è aumentato del 39% rispetto all’anno precedente con un totale di 46 operazioni.

Oltre a un numero crescente di angel investor, venture capitalist, acceleratori e incubatori, si è assistito a un fermento di attività sia da parte di investitori strategici come nel caso di 301 M di General Mills e di Evolv Ventures di Kraft Heinz sia da parte direttamente di produttori come Mapleleaf Foods, Cargill e Danone.

Le innovazioni nella tecnologia alimentare si verificano principalmente in tre aree, anche se in realtà i confini di demarcazione tra loro non sono netti e spesso i risultati sono frutto di commistioni e integrazioni.

Proteine a base vegetale: costituiscono prodotti che replicano le proteine animali nella consistenza, nel sapore e nell’aroma attraverso l’uso di fonti vegetali che possono imitare la struttura delle proteine animali a livello molecolare (ad esempio fagiolo verde, lupino, alghe) e / o attraverso nuovi metodi di lavorazione (ad es. estrusione o “shear cell technology”).  

Biotecnologie. Banalizzando sono due gli approcci per la creazione di proteine alternative ed entrambi si basano sui recenti progressi della biotecnologia.

Fermentazione: questa tecnologia, già impiegata per la realizzazione di alcuni alimenti, produce anche l’eme utilizzato come ingrediente chiave nell’”Impossibile Burger” e pronto ad essere impiegato in modo più ampio, come nel caso dei prodotti lattiero-caseari. Le caseine presenti nel latte e l’ovalbumina dell’uovo possono essere prodotte senza l’animale attraverso un processo di fermentazione in cui sono proprio alcuni microorganismi a produrre le proteine. Queste proteine sono identiche a quelle prodotte da un animale e possono essere combinate con altri ingredienti per creare prodotti proteici identici, come latte, formaggio o albumi.

Colture cellulari: questa tecnologia consiste nel far crescere e proliferare cellule di carne in ambienti controllati con appositi nutrienti fino a creare pezzi interi di carne. Il processo coinvolge molte delle tecniche impiegate nella medicina rigenerativa.

Alessandra Apicella

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