Una soluzione per l’Urban farming, anche in assenza di grandi spazi

L’idea è sempre affascinante: riuscire a produrre direttamente nelle città verdure e ortaggi e poterli acquistare e consumare freschissimi, appena raccolti. Un’idea che farebbe anche molto bene alla salute del pianeta perché eviterebbe tutte le emissioni legate al trasporto dei prodotti. Ma spesso gli spazi non sono facilmente reperibili, servono investimenti, le pratiche non sono semplici. E, nella maggior parte dei casi, l’agricoltura urbana non ha finanziamenti e agevolazioni come l’agricoltura tradizionale.

Con questa idea è nata Babylon Micro-Farms, una startup di Charlottesville in Virginia. I fondatori Alexander Olesen e Graham Smith si sono incontrati all’Università della Virginia, dove hanno progettato la prima micro-fattoria a basso costo per fornire cibo nutriente ai rifugiati in Medio Oriente. Poi Alexander e Graham hanno pensato che proprio le micro farm potevano essere la soluzione per un’agricoltura sostenibile all’interno dei centri urbani. Per semplificarne l’adozione e la gestione i due soci hanno così deciso di sviluppare una tecnologia che ne automatizzasse gli aspetti più tecnici.

Le strutture di Babylon Micro-Farms sono state progettate di dimensioni ridotte e in formati modulari per poter essere inserite facilmente in qualsiasi ambiente, occupano, infatti, pochi metri quadrati. Consentono di coltivare verdure a foglia verde, erbe e fiori commestibili in un ambiente controllato con tecniche idroponiche. Le piante crescono su vassoi e ricevono acqua, nutrimento e luci personalizzati in modo automatizzato. Tutto è gestito da remoto in cloud tramite un software proprietario.

Chi sceglie di installare una micro farm firma un contratto di locazione minimo di 2 anni, pagando un canone mensile fisso. Babylon installa le macchine, fornisce in abbonamento il materiale per la coltivazione delle piante e gestisce in remoto la crescita delle colture. Un’apposita app guida il cliente in ogni fase del processo, aggiornandolo regolarmente sulle condizioni delle piante, e tramite la stessa app il cliente può dare indicazioni per ordinare colture e forniture aggiuntive. Questo consente ai clienti di coltivare e apprezzare i prodotti senza avere necessariamente il pollice verde.

Babylon ha un ambiente di test a Charlottesville, dove gli esperti continuano a provare varietà diverse di semi provenienti da tutto il mondo. Sensori e telecamere permettono di raccogliere una gran quantità di dati che servono a individuare le tecniche di coltivazione più adeguate con l’obiettivo di aumentare le rese e la qualità.

Il tema della biodiversità sta molto a cuore ai fondatori della società. Sono infatti impegnati a individuare nuove varietà ma anche a recuperarne di antiche per far scoprire nuovi sapori, inediti o ormai dimenticati, e offrire una gamma sempre più ampia di opzioni a chef e consumatori.

Attualmente l’azienda si rivolge a un mercato B-to-B ma intende mettere a punto un sistema per arrivare ai consumatori.

In sintesi, per Babylon la micro-agricoltura dovrebbe diventare una componente sempre più strategica delle aree urbane e dovrebbe occupare tanti spazi vicini ai negozi alimentari o ai ristoranti come vera fonte di approvvigionamento locale, distribuita in modo capillare sul territorio.  

I vantaggi sarebbero evidenti: prodotti freschissimi, a portata di mano, senza costi logistici e senza le emissioni correlate, riduzione degli sprechi dovuti anche alla deperibilità. E negli Stati Uniti i prodotti fanno davvero lunghissimi viaggi dai campi alle tavole dei consumatori. Viaggi che penalizzano la freschezza e non fanno bene alla salute del nostro pianeta.

Alessandra Apicella

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