Urban Farming, a Montreal ci credono davvero

A Montreal l’interesse per le potenzialità dell’urban farming si è tradotto in un investimento importante. Ammontano infatti a 750.000 i dollari destinati a progetti di questo tipo, di cui 650.000 provengono direttamente dal dipartimento dell’agricoltura del Quebec e 150.000 dalla città di Montreal.

L’obiettivo è stimolare l’innovazione e la crescita dell’agricoltura urbana, sia supportando le iniziative esistenti sia promuovendo lo sviluppo di nuovi progetti.

Gli investimenti saranno rivolti anche a realizzare studi specifici sul potenziale economico dell’urban farming e sull’opportunità di creare nuovi punti vendita e mercati indipendenti. Sarà l’occasione per fare chiarezza anche sui problemi di origine amministrativo- burocratica e per creare normative adeguate, perché le città, per copione, non prevedono al loro interno zone agricole.

A Montreal il caso più famoso è quello di Lufa Farms, una società costituita nel 2009 da Mohamed Hage, che ha creato pionieristicamente la prima serra commerciale su un tetto di Montreal.

La strategia di Lufa Farms è utilizzare spazi inutilizzati, minimizzare l’uso delle risorse e produrre cibo fresco e sano tutto l’anno, collaborando anche con gli agricoltori locali che nei periodi invernali hanno scarsa varietà di prodotti.

Lufa Farms ad oggi ha costruito tre serre sui tetti: nel 2011 nel distretto della città di Montreal a Ahuntsic con una superficie di 0,75 acri, nel 2013 nella città di Laval con un’area di 1 acro e nel 2017 nel comune di Anjou con 1,45 acri.  

All’interno di strutture leggere in alluminio e acciaio, erbe, pomodori, peperoni e altre verdure vengono coltivate utilizzando acqua piovana e acqua di disgelo, non vengono usati pesticidi sintetici. Le verdure vengono raccolte proprio nel momento in cui devono essere consegnate ai clienti. Il modello di business di Lufa Farms prevede un rapporto diretto con i clienti.

All’interno delle serre, Lufa Farms utilizza tecniche di coltivazione idroponica, che rendono possibile la creazione della struttura sui tetti per impieghi ridotti di terreno, e che riducono dal 50 al 90% i consumi di acqua rispetto all’agricoltura tradizionale. L’acqua scorre in un sistema a circuito chiuso, che fa circolare l’acqua di irrigazione e i nutrienti; viene utilizzato compost recuperando i rifiuti verdi.

La caratteristica specifica di Lufa Farms, rispetto ad altre realtà analoghe, è proprio il modello di business. Sul loro sito gli acquirenti registrano le proprie richieste in modo personalizzato e i prodotti vengono consegnati in uno dei 300 punti di raccolta in giro per la città o a domicilio con una flotta di auto elettriche. È stata creata una vera comunità di “lufavores” perché secondo i principi dell’azienda i cittadini devono conoscere chi produce il cibo e devono poter andare a vedere come vengono coltivate le verdure che andranno a mangiare. Non solo, il loro marketplace ospita anche le offerte di agricoltori tradizionali purché condividano i loro valori di qualità, trasparenza e sostenibilità.

Secondo la Ellen Macarthur Foundation, che promuove l’economia circolare, i progetti di Lufa Farms sono casi concreti di successo. La Fondazione infatti ritiene che per essere resiliente e funzionare in modo efficace, una realtà di questo tipo deve essere progettata e gestita come parte di un ecosistema più ampio in cui si creano sinergie e ci sono vantaggi tangibili per la città e per i cittadini.

Le serre sui tetti degli edifici creano uno strato protettivo e isolante, che porta a una riduzione dei consumi di energia sia per l’edificio che sia per la serra e contribuisce a ridurre le emissioni di CO2.  

Rappresentano un modo per produrre cibi freschi e sani, utilizzano spazi urbani sottoutilizzati, senza aumentare i consumi di acqua e energia. Riducono le acque piovane e rendono l’aria più pulita. E, elemento da non sottovalutare, creano nuovi posti di lavoro: oggi Lufa Farms impiega 200 persone.   

La foto è di Lufa Farms.

Alessandra Apicella

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