Vertical farming e non solo: il ruolo decisivo della luce

Ridotti consumi d’acqua, filiera garantita dal seme al prodotto finale, qualità e sicurezza eccezionali grazie ad ambienti protetti, che non possono venir contaminati e non richiedono sostanze chimiche, produzione costante e regolare nel tempo. Sono questi alcuni dei vantaggi del vertical farming, una soluzione che si sta dimostrando molto efficace per produrre cibo di qualità in modo sostenibile.

E l’Italia ha un vero gioiello in questo campo, la più grande vertical farm realizzata fino ad oggi a livello europeo che entrerà in azione la prossima primavera. Sarà a Cavenago, in provincia di Milano. Si estenderà per un’area di 9000 metri quadri e arriverà a produrre dalle 600 alle 800 tonnellate l’anno di insalate in foglia, basilico ed erbe aromatiche. L’idea è stata di Luca Travaglini che, con la sua startup Planet Farms, ha studiato per 4 anni il progetto valutando con meticolosità tutti i dettagli e anche tutti i partner necessari alla sua realizzazione: dalla costruzione dell’edificio alla scelta degli impianti, dai sistemi di irrigazione a quelli di illuminazione.

A Cavenago le piante cresceranno in ambienti asettici in sovrapressione, saranno coltivate mediante tecniche idroponiche con un consumo d’acqua ridotto, oltre il 97 per cento in meno rispetto all’agricoltura convenzionale. L’intero processo è stato progettato in funzione della qualità e dei valori nutrizionali del prodotto finale.

E recentemente in Giappone, Prime Delica, fornitore premium di specialità gastronomiche di 7-Eleven, per soddisfare la crescente domanda di cibo fresco, sano e privo di pesticidi, ha costruito una nuova vertical farm su larga scala nella città di Sagamihara, nella prefettura di Kanagawa.

La Prime Delica ha automatizzato l’intero processo dalla semina alla raccolta, riducendo al minimo gli interventi diretti da parte del personale, anche le operazioni logistiche sono effettuate da robot. Un ciclo totale di crescita della lattuga, dalla semina alla raccolta, ora richiede solo circa 39 giorni, rispetto ai 70 giorni in campo aperto. La produzione può persino raggiungere fino a 3.200 kg di lattuga al giorno. I prodotti possono essere consegnati freschissimi nei negozi entro 48 ore dalla raccolta. Il prezzo di costo per raccolto è superiore a quello in campo aperto, tuttavia, i costi complessivi della lavorazione sono notevolmente ridotti in termini di logistica, controllo e lavaggio. Non ci sono scarti.  

Fattore cruciale di questo tipo di coltivazione è l’illuminazione che deve tener conto delle esigenze specifiche delle singole piante in ogni fase della loro vita. Un campo in cui è specializzata la Signify, ex Philips Lighting, che con il suo team di esperti e i suoi laboratori di ricerca, studia soluzioni personalizzate per le esigenze specifiche di ogni singolo cliente: dalla floricoltura all’orticoltura, dalla frutticoltura all’urban farming. È partner di Planet Farms e di Prime Delica.

In particolare, la Prime Delica ha lavorato con la Signify e con l’Università di Tamagawa per mettere a punto il colore, la durata e il posizionamento dell’illuminazione in modo tale da garantire un processo di coltivazione ottimale in ogni sua fase.  Vengono utilizzate diverse formule di illuminazione a seconda degli stadi di crescita di ciascuna delle colture, con un trattamento pre-raccolta che ne aumenta il livello di vitamina C.

La nuova struttura di Sagamihara ha iniziato a funzionare nel gennaio 2019 e ora ci sono piani per ampliare anche la gamma delle colture.

Ma anche per Signify ci sono nuovi piani in vista. La società ha annunciato l’acquisizione di due società, Once Inc., con sede a Plymouth nel Minnesota, e iLOX, con sede a Vechta in Germania, entrambe specializzate nel progettare sistemi di illuminazione ideali per l’allevamento di animali.

La luce rimane un fattore chiave per la crescita e il benessere di piante e animali. Attendiamo gli sviluppi. Gli investimenti e le attività di ricerca di Signify non si fermano.

Nella foto un’immagine del nuovo centro di Cavenago.

Alessandra Apicella

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