Costruire un domani migliore: il sogno e la determinazione di Loredana

Cosa non si fa per amore? Ognuno sicuramente ha episodi da raccontare, ma quelli di Loredana sono particolari perché il suo grande amore è sempre stato il mondo della Ricerca, in particolare le biotecnologie.

Si è pagata l’università lavorando e in certi periodi le sue giornate prevedevano degli slalom quasi impraticabili: nell’arco di 24 ore passava da un lavoretto all’altro, dalle pagine dei libri agli esami.

Loredana Canfora è di Napoli e si laurea alla Federico II di Napoli alla facoltà di Biotecnologie Agrarie. Le viene proposto un dottorato in Cile ma non se la sente di andare, non le sembra che quel Paese possa offrirle grandi sbocchi per la realizzazione dei suoi sogni. Risponde a un bando dell’allora CRA, oggi CREA, e per una buffa coincidenza va ad occuparsi di cerealicoltura a Foggia. C’erano 12 posti, lei si era posizionata tredicesima, ma un candidato si ritira. Contemporaneamente vince un dottorato all’università di Bari, studia i geni del frumento in relazione agli stress idrici.

Nel 2011 viene a sapere da un’altra ricercatrice che ci sono delle nuove opportunità al CREA di Roma, si candida e si trasferisce all’allora CRA-RPS.  A Roma Loredana si occupa di biotecnologie microbiche applicate al suolo, è il suo mondo e lavora con tante persone fantastiche.

Nei suoi diversi percorsi di ricerca, comunque affascinanti e comunque preziosi secondo Loredana, e in 12 anni di precariato, non c’è mai stato un attimo di dubbio e di esitazione e non è mai mancato l’entusiasmo. La sua voce lo comunica in modo inequivocabile. La ricerca per lei è davvero una passione. Con i colleghi del CREA Loredana riesce a instaurare un rapporto di vera amicizia e di grande collaborazione. “Qui ho trovato un vero spirito di squadra, ognuno ha le sue aree di competenze, ci consultiamo tra di noi, se possiamo ci aiutiamo e ci scambiamo dritte e contatti per raggiungere gli obiettivi.”

È successo così anche per il grande progetto europeo EXCALIBUR, coordinato dal CREA e guidato dal collega ed amico Stefano Mocali, in cui Loredana oggi è coinvolta. Per rispondere al bando e presentare la proposta con l’elenco dei partner (*) c’è stata una mobilitazione di gruppo e l’impegno è stato premiato.

Partito ufficialmente il 19 giugno scorso, EXCALIBUR – Exploiting the multifunctional potential of belowground biodiversity in horticultural farming – è finanziato con quasi 7 milioni di euro nell’ambito del programma europeo Horizon 2020, coinvolge 15 partner di diversi Paesi europei e durerà 5 anni. L’obiettivo è studiare le potenzialità dei microrganismi del suolo per la conservazione e la valorizzazione della biodiversità e per una migliore gestione del suolo, con vantaggi concreti per gli agricoltori.

“Sebbene sia un progetto di ricerca, quando abbiamo risposto al bando europeo, abbiamo voluto includere anche aziende private che operano nel settore agricolo, alcune anche di medie dimensioni, perché volevamo che ci fosse il loro coinvolgimento in tutte le fasi, dalla selezione dei formulati ai test, fino alla valutazione dei risultati che raccoglieremo strada facendo. Volevamo partire dalle esperienze e dalle esigenze concrete degli agricoltori e volevamo che anche i risultati finali si potessero poi tradurre più facilmente in soluzioni utili e adottabili dal mercato”.

La biodiversità microbica del suolo svolge infatti un ruolo decisivo per la sostenibilità dell’ambiente ed è un fattore chiave per la qualità e la salute del suolo e quindi delle produzioni agricole.

Anche la scelta delle varietà è stata dettata da evidenze importanti: il progetto si sta occupando delle colture di melo, pomodoro e fragola, specie diverse con diversi tempi di produzione, tutte colture che sono sempre più soggette a situazioni di stress e che costituiscono la fonte di reddito di tanti agricoltori europei.

Un dato importante: secondo i piani previsti dal progetto, la biodiversità microbica contribuirà in modo sostanziale a migliorare il suolo e le coltivazioni con vantaggi concreti per gli agricoltori: fino a circa 240€/Ha per la coltivazione di melo, 120€/Ha per il pomodoro e 100€/Ha per la fragola.

Il team di EXCALIBUR sta adottando un approccio integrato per esaminare le interazioni tra piante, suolo e microrganismi, sperimenterà anche nuove tecniche molecolari, come il sequenziamento di specifici gruppi di microrganismi, e svilupperà strumenti, indicatori e sistemi di valutazione e modellizzazione per creare nuovi bio-prodotti e per identificare pratiche agricole in grado di valorizzare la biodiversità nativa del suolo e ridurre l’utilizzo di input chimici.

 “Il progetto parte dall’analisi di collezioni di microrganismi disponibili già presso alcuni nostri partner, nel corso dei primi 12 mesi li selezioneremo con tecnologie e strumenti avanzati e poi li andremo a testare nei campi sperimentali di alcuni nostri partner e di alcune aziende per verificare i benefici che la loro applicazione apporta al suolo. In questa prima fase di lavori ci occuperemo anche di ottimizzare i formulati in funzione dei microrganismi che selezioneremo, focalizzandoci anche sulla loro shelf life, perché sono organismi viventi e come tali soggetti a tutte le variabili esterne.”

Sulla base dell’analisi del comportamento e della reazione delle popolazioni microbiche spontanee nei confronti dei nuovi microrganismi introdotti, i ricercatori del CREA potranno valutare l’efficacia dell’utilizzo di questi nuovi bio-prodotti in condizioni reali e fornire agli agricoltori opportune indicazioni sulle pratiche agronomiche più adatte per valorizzare la biodiversità dei loro suoli.

Le diverse fasi e i progressi del progetto saranno condivise ovviamente con tutto il team, con gli stakeholders e con gli agricoltori. I risultati daranno indicazioni preziose anche alle istituzioni per il controllo e l’eventuale aggiornamento delle norme in materia di fertilizzanti organici.

“Con questo approccio – afferma Loredana – ci aspettiamo di ridurre l’impiego di sostanze chimiche di una percentuale che varia dal 10 al 30% a seconda della coltura, della qualità del suolo e delle condizioni pedoclimatiche. È un progetto davvero appassionante perché raggiungerà contemporaneamente diversi obiettivi: aiuterà noi ricercatori a conoscere di più le interazioni tra la pianta, il suolo ed i microrganismi; sarà utile per gli agricoltori che avranno maggiore consapevolezza del ruolo cruciale dei microrganismi per produrre meglio, con maggiori rese e con nuovi approcci sostenibili; aiuterà il pianeta a recuperare quella biodiversità che siamo riusciti a distruggere, ma che siamo ancora in tempo a ripristinare.”

Ora è tutto molto più chiaro: si capisce perché Loredana è innamorata del suo lavoro. E noi, nel nostro piccolo, ringraziamo lei e tutti i suoi colleghi per non aver mai smesso di credere nei loro sogni. Malgrado tutto ahimè.  

Nota

I partner del progetto EXCALIBUR sono: Research Institute of Horticulture – INHORT (PL), CRPV (IT), Natural History Museum – NHM (UK), NIAB East Malling Research – NIAB EMR (UK), Agricultural Institute of Slovenia – KIS (SI), Università degli Studi di Torino – UNITO (IT), Netherlands Institute of Ecology -NIOO-KNAW (NL), University of Copenhagen – UCPH (DK), Technische Universitaet Graz – TUGRAZ (AT), InoculumPlus – IN+ (FR), Universidad de Granada – UDG (ES), Intermag sp z.o.o. – INTERMAG (PL), NSF Euro Consultants – NSF (BE), Kompetenzzentrum Obstbau Bodensee – KOB (DE), Fördergemeinschaft Ökologischer Obstbau e.V. – FOEKO (DE).


Alessandra Apicella

2 Comments
  1. di progetti come questi ha bisogno l’agricoltura: non espandere l’estensione di terra coltivata ma far rendere di più quella già a coltura. chissà se le organizzazioni degli agricoltori ne sono a conoscenza ? 😉

    1. Non lo so, io spero sempre che qualcuno mi legga e che questi progetti, poco diffusi in generale dalla stampa, siano più conosciuti e apprezzati perchè meritano davvero. Oltre al fatto che i ricercatori del CREA, per mia personale esperienza, sono davvero collaborativi e disponibili.

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