Dal Ghana, una bella storia di sostenibilità al femminile

Nella regione settentrionale del Ghana, migliaia di villaggi recuperano l’acqua da stagni artificiali, acqua non potabile che provoca inevitabilmente malattie alle popolazioni.

Due donne Kate Cincotta e Vanessa Green, che hanno studiato al MIT e che si sono trovate a collaborare in un progetto di ricerca in quelle regioni, hanno scoperto che molti ghanesi smettevano di usare i filtri per l’acqua in ceramica dopo che si erano ostruiti o rotti, anche se il problema era facilmente risolvibile. La sfida non era dunque disporre di soluzioni economiche ed accessibili, c’erano, ma convincere le famiglie dei villaggi rurali a utilizzarle e a impiegare solo acqua potabile.

Per questo Cincotta e Green hanno deciso di creare Saha Global, un’organizzazione no profit che ha l’obiettivo di facilitare e promuovere il consumo di acqua potabile pulita e contemporaneamente dà la possibilità alle donne di guadagnare proprio dal trattamento delle acque.

Questa organizzazione lavora con i villaggi per determinare un prezzo per l’acqua potabile, accessibile a tutti, e fa attività di formazione nei confronti delle donne, sensibilizzandole sia sull’importanza dell’utilizzo esclusivo dell’acqua potabile sia insegnando loro a condurre le attività di manutenzione necessaria e le retribuisce per il loro lavoro.

Per ridurre i costi e semplificare gli sforzi, è stato deciso di investire in un punto di trattamento dell’acqua in ogni comunità e, piuttosto che fare affidamento su sussidi, è stato stabilito che i centri avrebbero dovuto autoalimentarsi.

In ogni villaggio sono state nominate tre donne per avviare e gestire l’impresa locale di trattamento delle acque. Le donne ci impiegano circa cinque ore a settimana e in genere guadagnano $ 1 dollaro a settimana, una cifra significativa in una regione in cui molte famiglie vivono con meno di $ 2 al giorno.

La maggior parte di loro conosce ogni famiglia nella propria comunità e sa di quanta acqua ha bisogno e quando. Alle donne viene insegnato come utilizzare i materiali di trattamento, come adattare il processo di trattamento dell’acqua, come annunciare quando l’acqua è disponibile e come prezzare l’acqua per coprire le spese e compensare il loro tempo. È di loro competenza anche la distribuzione dei secchi e la spiegazione di come funziona la nuova attività.

L’organizzazione, invece, fornisce serbatoi d’acqua e secchi alle sue imprenditrici e continua a monitorare il consumo di acqua in ogni villaggio per 10 anni dopo la creazione di ogni nuova attività, aiutando a superare i possibili problemi.

Ad oggi, Saha Global ha formato più di 700 donne per avviare attività in 246 villaggi. Le aziende forniscono acqua potabile pulita a più di 100.000 persone in comunità che non possono permettersi grandi impianti di trattamento delle acque o moderni sistemi idraulici.

Il reddito di queste donne migliora le condizioni dell’intera famiglia e della comunità perché serve per l’educazione dei figli e anche per comprare fertilizzanti o altri prodotti importanti per le loro fattorie. Le donne diventano anche un punto di riferimento importante per le loro comunità perché svolgono un servizio di vitale importanza per tutti.

Nel 2019 Saha ha avviato 70 attività e l’anno scorso, con la pandemia, il governo del Ghana ha imposto che a tutti i cittadini fosse fornita acqua potabile gratuitamente e si è impegnato a rimborsare rimborsato le imprenditrici di Saha per le mancate vendite, ma al momento l’organizzazione è stata costretta a raccogliere fondi per compensare gli imprenditori.

Il traguardo finale è ancora da raggiungere: entro il 2025 Saha vuole riuscire a fornire acqua potabile a tutte le popolazioni della regione settentrionale del Ghana che ne hanno ancora bisogno, circa 800,000 persone.

L’immagine è di Saha.

Alessandra Apicella

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