Ambiente e agricoltura, la proposta dell’Università di Sheffield

Una ricerca condotta dall’Università di Sheffield in collaborazione con l’Università di Reading rileva alcune criticità relative alle attuali sfide ambientali. In particolare, l’indagine mette in evidenza che molti agricoltori risultano diffidenti e riluttanti ad impegnarsi nella transizione ambientale. Le cause? Esperienze pregresse negative, mancanza di tempo o di risorse, sfiducia e eccesso di burocrazia, età o scarso accesso a internet.

Per questo secondo i ricercatori i responsabili politici dovrebbero coinvolgere un’ampia gamma di agricoltori nella progettazione di nuovi schemi di gestione ambientale del territorio (Environmental Land Management, ELM) e dovrebbero adottare strategie diversificate per riuscire a lavorare anche con chi è più difficile da raggiungere.

Tra i fattori chiave in grado di favorire una transizione consapevole: il miglioramento della banda larga rurale, il lavoro con persone fidate e autorevoli, la garanzia che l’impegno degli agricoltori si traduca concretamente in vantaggi, la scelta di strumenti e linguaggi di ingaggio e comunicazione più semplici e accessibili a tutti, anche a chi ha poco tempo da dedicare alla consultazione di documenti o alle persone diversamente abili.  

Secondo i ricercatori queste linee guida dovrebbero essere adottate non solo nel Regno Unito ma in tutti i Paesi in cui si stanno definendo nuove politiche ambientali che riguardano i terreni agricoli.

Queste le opinioni di alcuni autori dello studio.

Ruth Little, docente di Geografia umana e membro dell’Institute for Sustainable Food: “I programmi ELM sono un grande cambiamento nella politica agricola e i processi di transizione devono essere ben progettati per garantire la sostenibilità dell’agricoltura in termini di vantaggi economici, sociali e ambientali. Con questa ricerca proponiamo molti spunti per rendere lo sviluppo dell’ELM il più inclusivo possibile e per garantire un futuro sostenibile sia per l’agricoltura che per l’ambiente”.

David Rose, professore associato presso l’Università di Reading: “Gli ultimi dati indicano che il 39% degli agricoltori non comprende la visione futura del Defra – Department fo Environment, Food and Rural Affairs – che il 54% non ha le informazioni giuste per definire un’adeguata pianificazione aziendale e il 47% delle aziende non ha una visione positiva riguardo al proprio futuro nell’agricoltura. La sfida è riuscire a coinvolgere proprio quegli agricoltori “più difficili da raggiungere” e più preoccupati ed aiutarli a realizzare una transizione di successo”.

Paul Hurley, ricercatore senior dell’Università di Southampton: “La ricerca ha messo in luce l’importanza di riuscire a coinvolgere un’ampia gamma di agricoltori e i pericoli che si corrono se questo non accade. In un panorama di incertezza – Covid-19, Brexit, emergenza climatica e tensioni geopolitiche – abbiamo visto quanto sia importante che i responsabili politici agiscano bene, per le generazioni attuali e future e per la sostenibilità ambientale”.

Jessica Lyon, consulente di politica ambientale presso ICF ed ex ricercatrice presso l’Università di Sheffield: “L’impegno di Defra per coinvolgere gli agricoltori nello sviluppo delle politiche agricole è lodevole, ma sono necessari tempo e risorse per garantire un coinvolgimento di ampia portata. Le piattaforme digitali possono aumentare il livello di coinvolgimento di alcuni, ma essere un ostacolo per chi ha una scarsa connettività Internet e una minore dimestichezza con le tecnologie. È necessario prestare attenzione per garantire che alcuni non vengano lasciati indietro in questo periodo di transizione agricola”.

Questo il documento “Co-designing the environmental land management scheme in England: The why, who and how of engaging ‘harder to reach’ stakeholders”.

Alessandra Apicella

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