Il furgoncino di Natalia

“Gli stranieri lo conoscono, ne riconoscono le caratteristiche e le qualità speciali e non resistono mai alla tentazione di portarlo a casa anche se sono già sufficientemente carichi di bagagli.”

Mentre fa questa affermazione il tono della voce di Natalia Bobba è radioso, sta parlando del riso del vercellese, un unicum nel panorama gastronomico internazionale, frutto di una terra particolare, di tradizioni, innovazioni e tante cure.  Ma il tono cambia impercettibilmente quando parla della scarsa cultura che c’è sul riso in generale. “In Italia ne mangiamo poco, si parla di un consumo pro capite di 6 chili l’anno, e in gran parte del nostro Paese non si ha familiarità con questo prodotto. Viene usato eccezionalmente e non se ne conoscono tutte le proprietà e la sua particolare versatilità in cucina.

“Il nostro riso, invece, è un alimento prezioso, sano e ricco di nutrienti, ed è una materia prima molto poliedrica, che si presta a moltissime diverse preparazioni. All’estero – continua Natalia – è molto più presente sulle tavole, affianca quasi quotidianamente le portate, semplicemente lessato o condito in vari modi. Ma proprio chi mangia spesso riso è in grado di riconoscere le differenze e la diversa qualità. L’anno scorso alcuni imprenditori cinesi sono venuti a trovarci ed erano entusiasti, lo volevano introdurre nel loro Paese, ma i loro progetti sono andati in fumo perché in Cina l’importazione di riso non è ammessa.”

Bobba è un cognome diffuso nel Vercellese e l’azienda di Natalia è una piccola certezza del territorio, suo nonno coltivava riso e allevava vacche e alla fine degli anni Settanta il padre decide di occuparsi solo di riso. Ogni mattina Natalia, dopo aver preso il caffè, apre la porta di casa e incontra i suoi campi, e proprio lì trascorre gran parte della sua giornata. Da sempre. È nata e cresciuta su quella terra e sin da ragazzina ha sempre lavorato nell’azienda di famiglia, ha imparato tutto dal padre, che ancora oggi a 89 anni rimane un punto di riferimento insostituibile.

Natalia è anche presidente dell’Associazione Donne e Riso Vercelli, un gruppo nato per amore e che continua a inventarsi iniziative solo per amore. Del riso ovviamente.

“Organizziamo incontri, partecipiamo a eventi botanici o enogastronomici. Andiamo nelle scuole a spiegare come nasce e cresce la pianta e come si arriva ad avere il riso, e, con il contributo di una nutrizionista, aiutiamo i bambini a capire perché è un alimento prezioso e davvero buono. Tutte le volte che raccontiamo cosa c’è dietro e dentro il nostro riso ci accorgiamo di far luce su un piccolo universo sconosciuto che affascina. Le maestre ci raccontano che quando i piccoli tornano a casa condividono con i genitori le loro nuove scoperte e chiedono di volerlo mangiare. Per noi è sempre solo una grande soddisfazione.”

L’associazione comprende una settantina di imprenditrici, ma anche mogli di imprenditori, pensionate e semplici appassionate che appena possono raccontano e fanno assaggiare. Si impegnano a seminare in modo diverso.  Natalia confessa che se avesse più tempo prenderebbe davvero un furgoncino e girerebbe l’Italia per parlare del suo riso ma gli impegni della sua azienda non glielo permettono.

Lei veglia tutti i giorni sulla sua terra e sulle sue piante. Oggi vengono impiegati strumenti di meccanizzazione avanzata che consentono di rilevare la percentuale di azoto e di altre sostanze nel terreno e di intervenire tempestivamente e con precisione. “La distribuzione dei diserbanti e dei fertilizzanti è fatta in modo mirato, addirittura in termini di grammi, e questo ci consente di curare molto meglio la terra e le piante. L’adozione di questi strumenti è stata una tappa importante, ci permette di lavorare meglio e con maggiore produttività, risparmiando risorse, anche se evidentemente è stato un investimento importante”.

Ma mentre nei suoi campi si aggira un trattore di ultima generazione, quasi intelligente, sul territorio sono ricomparse in abbondanza anche tante creature meravigliose. Aironi rossi, bianchi e cinerini e ibis sacri hanno apprezzato l’accoglienza e l’habitat dell’azienda Bobba e hanno scelto di transitare di lì e soggiornare, alcuni di loro hanno addirittura hanno deciso di piantare le tende.

Equilibrio, benessere dei territori e degli esseri viventi che li popolano, biodiversità. Sono questi i miracoli di alcune zone del nostro Paese che riescono a produrre frutti e prodotti meravigliosi e unici. Una ricchezza che, per fortuna, continua ad accompagnarci e che dovremmo tutti noi difendere e promuovere. Con le unghie e con i denti. Anche se non abbiamo un furgoncino.

Alessandra Apicella

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