Mariangela: chi produce cibo ha una grande responsabilità

Quando ha deciso di lasciare la piccola cooperativa agricola per cui lavorava da 9 anni, e che aveva contribuito a creare, è stato uno strappo doloroso. Lavorare per un progetto di questo tipo vuol dire avere rapporti quotidiani con una piccola comunità con cui si condividono valori e obiettivi. Significa avere un legame forte con quella campagna, quell’ambiente, quel campo di cui si conosce ogni angolo e ogni dettaglio perché lo si coltiva tutti i giorni. Ma se in tutte le attività quando uno cambia lavoro è costretto a fare gli scatoloni, Mariangela continuava a interrogarsi: cosa doveva recuperare? Era già tutto nel suo cuore: le persone, tutto il vissuto trascorso insieme, le difficoltà e le conquiste, le risate e anche i momenti più duri. Continuava a guardarsi intorno e alla fine ha capito: l’unica cosa che poteva portare con sé erano le sue scarpe da lavoro.

Mariangela Bucciol è nata a Treviso fa il liceo scientifico, vuole fare la veterinaria perché ama gli animali e la natura, ma tra lei e la matematica c’è una insormontabile incompatibilità e allora cerca un percorso diverso. Si iscrive alla facoltà umanistica di Scienze dell’Educazione che ha un indirizzo ambientale. Si laurea e quando cerca opportunità per fare un tirocinio trova solo porte chiuse, anche l’indirizzo della sua facoltà nel frattempo chiude. I tempi non sono maturi.  

Si tuffa in Internet e scopre che a Cesena c’è il GRTA/CIN, Gruppo Ricerche Tecnologie Appropriate, che ha creato all’interno dell’azienda agricola Zavalloni un’aula di ecologia all’aperto, i temi riguardano l’ambiente, le pratiche biologiche, la biodiversità, l’ecologia, la sostenibilità. Prepara la valigia e parte. “Qui ho iniziato a conoscere l’agricoltura biologica, una disciplina che non avrei mai pensato potesse avere a che fare con la mia vita, e proprio qui ho capito il valore e il significato vero del cibo”, afferma Mariangela.

“Il cibo non è una merce – continua Mariangela – è un valore, è un miracolo e un regalo della natura. Se la natura è rispettata e curata, i suoi frutti continuano ad essere di qualità, ma il compito dell’uomo è proprio mantenere i presupposti perché la natura continui a fare quei suoi regali così preziosi. Il legame tra il cibo e l’ambiente è inequivocabile. A Cesena in fondo mi si è aperto davvero un mondo, avevo trovato i binari su cui incanalare le mie energie e le mie aspirazioni. Ma dovevo mettermi a studiare seriamente.”

Mariangela allora decide di partecipare alla scuola esperienziale itinerante di agricoltura biologica. Scatta la scintilla. Impara molti segreti dell’orticoltura, si appassiona alla filosofia e alle pratiche del biologico e incontra tantissime persone con cui continua a rimanere in contatto negli anni.

“Tutti gli anni ci sono nuovi corsi e nuovi allievi e il punto di forza di questa scuola è che invece di trasmettere informazioni e nozioni teoriche si basa sulla pratica. Le vere aule sono i campi, le serre, le stalle, quindi chi partecipa a queste lezioni riesce a tornare a casa con conoscenze concrete, che può già iniziare a mettere in pratica.”

Dopo questa immersione, Mariangela si sente pronta a diventare operativa e inizia a lavorare nell’ambito dell’agricoltura sociale dove svolge il ruolo di educatrice. In questi ultimi anni si è impegnata in tre diverse esperienze di fattoria sociale e ora lavora in Colonia Agricola, un progetto che nasce da un’iniziativa più ampia, la Cooperativa Alternativa in provincia di Treviso.

“Le fattorie sociali sono delle realtà agricole che coinvolgono nelle loro filiere produttive anche persone “fragili”, uomini e donne con disabilità fisica e mentale o provenienti da percorsi di vita difficili. L’esperienza all’interno di questi contesti mi ha insegnato una cosa importante: la terra accoglie tutti e mette tutti sullo stesso piano. Fa tornare tutti davvero con i piedi per terra. E chi lavora la terra non è manodopera è l’artefice prezioso del cibo che andremo a mangiare. Un ruolo chiave, che dovrebbe essere riconosciuto da tutti i punti di vista in quanto ha a che fare con la nostra salute e con la nostra vita.

“Noi produciamo ortaggi e verdure che vendiamo anche in una nostra piccola bottega vicino ai nostri campi a Carbonera, in provincia di Treviso, abbiamo anche una piccola caffetteria-ristorantino dove serviamo piatti vegetariani e dolci preparati con materie prime biologiche, fatti proprio con le nostre mani. Siamo molto fieri e orgogliosi dei nostri prodotti e dei risultati che riusciamo a ottenere. Tutto sommato nel nostro piccolo siamo riusciti a creare un ciclo completo con quello che produciamo. Il nostro lavoro inizia dai campi e i nostri prodotti arrivano direttamente ai nostri clienti anche già pronti per essere gustati.”

Mariangela continua ad avere contatti con tutti quelli con cui ha lavorato o ha condiviso esperienze, anche con i suoi compagni di banco della sua scuola itinerante, il suo network è molto esteso ed è una fonte insostituibile di consigli, idee, scambio di esperienze. Nel corso degli anni ha collaborato come volontaria anche all’interno del Forum Nazionale di agricoltura sociale, un altro network prezioso grazie al quale si possono condividere esperienze e buone pratiche a livello nazionale, ma anche internazionale.

Se chiedete a Mariangela quanto spazio riesce a ritagliare per la sua vita privata lei che è sempre pronta a rispondere ha un momento di esitazione. “Quando parlo con i miei amici ci chiediamo sempre perché i piccoli agricoltori non conoscono sabati né domeniche e non riescano mai a trovare il tempo per andare al cinema o per farsi una vacanza, ma sappiamo tutti che è una domanda retorica di cui conosciamo già la risposta…”

Forse è anche per questo che si dovrebbe tornare a dare all’agricoltura il ruolo che le spetta, è davvero il settore primario. E ha ragione Mariangela, il cibo non è una merce qualsiasi e chi lo produce è anche responsabile della nostra salute e di quella dei nostri territori. Per questo dovrebbe essere al centro delle agende politiche locali e internazionali. E la parola sostenibilità ha molte sfaccettature…

.

Alessandra Apicella

2 Comments
  1. Che il cibo non sia una merce qualsiasi lo dovremmo dire anche a trasformatori, ristoratori e utilizzatori per non banalizzare gli sforzi degli agricoltori.

    1. Dovrebbe essere un valore condiviso da tutti, ahimè, consumatori compresi. In fondo non mettiamo benzina tarocca nelle nostre auto, forse la nostra persona merita un trattamento migliore o almeno analogo a quello che usiamo nei confronti della nostra auto.

Leave a Reply

Your email address will not be published.