Sostenibilità. Lavori in corso nei vigneti marchigiani

Finanziato dalla Regione Marche tramite il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 (fondi FEASR), il progetto New Vineyard è partito lo scorso ottobre e si concluderà nel 2023. Ma lo scorso 23 luglio, Roberto Cantori, enologo e titolare dell’azienda omonima capofila del progetto, ha aperto le porte dei suoi vigneti per far toccare con mano innovazioni e vantaggi.

L’obiettivo è mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici che stanno minacciando la qualità dei prodotti. Concretamente, queste le ragioni espresse da Edoardo Dottori, titolare di un’altra delle aziende agricole che partecipa al progetto: Sempre più frequentemente, al momento della vendemmia, otteniamo uve sbilanciate, con un’elevata concentrazione zuccherina, un alto pH e un basso contenuto acidico, il che si traduce in vini piatti e con un elevato contenuto alcolico. Attualmente invece il mercato globale richiede vini freschi e con un moderato contenuto alcolico, quindi risulta necessario ricercare sistemi di adattamento al cambiamento climatico che facciano fronte ai problemi descritti, lavorando sul vitigno principe dell’areale dei Castelli di Jesi: il Verdicchio».

Il progetto ha previsto l’adozione e la messa a punto di nuove pratiche: sono stati introdotti nuovi sistemi di allevamento della vite, sono state utilizzate reti schermanti ed antigrandine e sono stati effettuati inerbimenti multifunzionali a strisce.  

Per gli addetti ai lavori le parole della dottoressa Vania Lanari dell’Università Politecnica delle Marche, partner scientifico del progetto.

«I nuovi sistemi di allevamento “High cane” e “Grape net” sono stati calibrati per i vitigni a bassa fertilità delle gemme basali e progettati per le esigenze della viticoltura biologica delle Marche nell’attuale contesto climatico. Con l’”High cane” (capo a frutto alto), il filo portante è assicurato a 1,1 m da terra, così da permettere lo sviluppo di una parete vegetativa bassa controllata con ripetute cimature dei germogli, che andranno a stimolare lo sviluppo di femminelle, la cui azione competitiva nei confronti dei grappoli, indurrà un rallentamento della maturazione degli acini, in termini di accumulo zuccherino. Le femminelle andranno a costituire un “cappello ombreggiante” che porterà ad una condizione di luce diffusa nella fascia produttiva, riducendo i danni da scottature e mantenendo un maggior livello acidico (per rallentamento della respirazione dell’acido malico), fondamentale per la freschezza dei vini  Il limitato sviluppo in altezza delle chiome permetterà di ridurre il fabbisogno idrico del vigneto migliorando la sua resilienza nei confronti deifenomeni siccitosi. L’aumento della distanza da terra della fascia produttiva contribuirà a mitigare il rischio dei danni da gelate tardive e faciliterà la gestione delle malerbe che crescono nel sottofila dei vigneti gestiti in biologico. Il dispositivo “Grape net” è invece basato sull’utilizzo di una rete schermante a protezione della fascia produttiva con un duplice scopo: proteggere i grappoli da eventuali grandinate e schermare i grappoli dalla radiazione diretta, contribuendo al rallentamento della maturazione delle uve, al mantenimento del contenuto acidico e dei precursori aromatici»

Ma come sempre la salute delle piante dipende dalla salute del suolo e questo è stato il commento del professor Rodolfo Santilocchi dell’Università Politecnica delle Marche.

«La gestione della fertilità dei suoli agrari nei vigneti collinari biologici inerbiti è una attività estremamente complessa, soprattutto a causa della scarsità delle risorse tecniche a disposizione e del fatto che si parte da suoli con un contenuto di sostanza organica molto basso, a causa di decenni di attività agricola intensiva. Uno dei problemi emersi ultimamente è la limitata disponibilità di azoto per le piante che, oltre a provocare limitazioni produttive, crea problemi anche nella fermentazione dei mosti. Da osservazioni effettuate si è visto che gli inerbimenti naturali sono molto poveri di leguminose, che potrebbero arricchire il terreno di azoto, per cui nel progetto in corso si è voluto verificare la possibilità di traseminare alcune specie leguminose, sia nell’interfila sia sotto la fila. Nonostante l’andamento stagionale molto sfavorevole, con piovosità nettamente più bassa della media stagionale, nella visita tecnica effettuata sono stati rilevati effetti interessanti».

Tra i partner del progetto New Vineyard, vi sono anche ARCA Srl Benefit e Marca di Ancona CIA Srl.

Nuove pratiche e nuove tecniche per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici che minacciano la qualità dei prodotti e la salute del suolo.  I primi risultato del progetto New Vineyard.
La dottoressa Vania Lanari e il professor Rodolfo Santilocchi dell’Università Politecnica delle Marche illustrano alcune delle nuove pratiche adottate nel progetto New Vineyard.

Alessandra Apicella

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