Viticoltura: la biodiversità del suolo, un valore da conoscere meglio e da far conoscere di più

Oggi c’è sempre più consapevolezza del valore e del ruolo della biodiversità e in particolare della biodiversità del suolo, fondamentale per la salute delle piante e per la qualità dei prodotti, e a questo proposito il nostro Paese rappresenta un’oasi molto speciale. La ricchezza e la varietà dei nostri agro-ecosistemi sono uniche al mondo come lo sono i frutti che vi nascono. Conoscere nel dettaglio i fattori che determinano le specificità dei diversi territori rappresenta dunque un prerequisito importante anche per comunicare la qualità e l’origine delle nostre produzioni d’eccellenza e fare la differenza nel mercato.

Con questo obiettivo nel gennaio 2020 è nato il progetto BEST – Biofertilità dei suoli nel vigneto (Biodiversity in vinEyard agro-ecoSysTems) che coinvolge 94 aziende che operano in 15 regioni italiane. Il progetto è condotto da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Milano (UniMI), Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, e da esperti di Corteva Italia.

Per individuare e caratterizzare le diversità di organismi che popolano il suolo e interagiscono con l’ecosistema – invertebrati, insetti, nematodi, funghi e batteri – questa volta i ricercatori hanno scelto di adottare tecniche di sequenziamento innovative sfruttando il DNA rilasciato dagli organismi nell’ambiente.  

L’anno scorso, da febbraio a luglio sono stati raccolti campioni di suolo dalle aziende coinvolte e nei mesi successivi è stata effettuata un’analisi chimico- fisica che ha poi portato all’estrazione del DNA e al controllo della relativa qualità. In questo periodo è in corso la fase del sequenziamento che porterà alle successive analisi bioinformatiche e statistiche. I dati conclusivi saranno comunicati e condivisi.

L’obiettivo di BEST, per ora, è quello di sviluppare e validare per la vite un nuovo approccio per caratterizzare la diversità delle comunità di organismi presenti nel suolo delle aziende vitivinicole, utilizzando indici che descrivano la ricchezza di specie, la struttura della comunità e la qualità biologica dei suoli. La metodologia proposta, una volta validata, si prefigge di diventare un benchmark di riferimento per caratterizzare la biodiversità del suolo di ciascuna azienda vitivinicola e diventare quindi uno strumento informativo per il miglioramento dei livelli di biodiversità e dei servizi ecosistemici forniti.

Matteo Montagna, Professore al Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali UniMI, ha commentato: “Grazie a innovativi metodi di sequenziamento massivo del DNA e alle tecniche molecolari come il DNA metabarcoding, possiamo caratterizzare la biodiversità all’interno del suolo degli agro-ecosistemi partendo dall’estrazione del DNA ambientale direttamente da un campione di suolo. Questi metodi permettono di stimare la biodiversità del suolo (batteri, funghi e animali) in maniera speditiva e di valutarne quindi la qualità biologica. La possibilità di caratterizzare la biodiversità del suolo è utile anche per valutare l’impatto delle attività umane.”

Questo il commento di Matteo Piombino, Customer Marketing Manager di Corteva: “Il progetto è stato avviato nel 2020, sono state coinvolte 94 aziende vitivinicole provenienti da tutto il territorio italiano, con un totale di 269 vigneti campionati. Ad oggi sono state effettuate tutte le analisi chimico-fisiche dei campioni ed è in corso il sequenziamento del DNA contenuto nel terreno per identificare: funghi, batteri e metazoi. Il nostro obiettivo è sviluppare e convalidare un nuovo approccio per caratterizzare la diversità degli organismi presenti nel suolo, studiando le potenziali correlazioni tra biodiversità, parametri chimico-fisici dei suoli e pratiche agronomiche adottate”.

L’immagine è di Corteva.

Alessandra Apicella

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