Mese: Giugno 2021

Biodiversità e uccelli, l’allarme degli scienziati del Max Planck Institute

In Germania molti uccelli che sono stati osservati solo alcuni anni fa si sono estinti, ma si sta assistendo anche a una drastica diminuzione delle popolazioni, un fenomeno che comporta anche la perdita della cosiddetta biodiversità genetica. In occasione della presentazione dell’ultima lista rossa – Red List of Breeding Birds – alcuni scienziati del Max Planck Institute sollecitano interventi strutturali e nazionali per la conservazione degli uccelli.

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Biocarburanti sostenibili in dirittura d’arrivo?

La tecnologia HTL messa a punto dal progetto europeo HyFlexFuel, può sfruttare una grande quantità e varietà di risorse per produrre biocarburanti avanzati, dai combustibili per uso marittimo al cherosene. È inoltre perfettamente sostenibile perché non è competizione con la produzione di alimenti e mangimi e contemporaneamente ricicla in modo ottimale i flussi di rifiuti.

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Breeding, anche il genoma della cipolla non ha più segreti

La Ricerca rimane l’ancora di salvezza per il nostro futuro e a Wageningen è stato raggiunto un altro traguardo importante: i ricercatori pubblicheranno il genoma della cipolla uno dei più misteriosi e complessi nel mondo vegetale. Questo risultato scientifico concretamente si traduce in nuove prospettive per il breeding. Obiettivo: avere piante più resistenti e assicurarci il nostro cibo di domani.

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Alla ricerca di materiali intrinsecamente circolari, notizie da Wageningen

“Il punto di partenza per lo sviluppo del prodotto dovrebbe essere la valutazione dell’impatto che quel prodotto ha e avrà sull’ambiente. Dovremmo considerare come utilizziamo le nostre risorse, come possono essere riutilizzate al meglio e se i materiali sono sicuri. Tuttavia, questo non viene fatto spesso, la responsabilità dei rifiuti è della società e non del produttore. In futuro, quindi, si spera che si estenda la responsabilità del produttore, dalla scelta del materiale, alla sua raccolta, al riutilizzo” afferma Christiaan Bolck, responsabile del programma Renewable Materials presso Wageningen Food & Biobased Research.

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Grazie a un batterio, il pane scartato diventa una nuova fonte di risorse

Lo spreco alimentare è un problema pratico ed etico ovunque ma negli Stati Uniti, secondo l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, nel 2018 il cibo ha rappresentato oltre il 21% (63 milioni di tonnellate) dei rifiuti urbani. Una parte significativa di questi rifiuti è costituita da pane, panini e altri prodotti da forno, che in parte vengono somministrati al bestiame come fonte di carboidrati e proteine, ma in parte vengono gettati via.

A questo proposito, un team dell’Agricultural Research Service, che ha sede a Peoria, nell’Illinois, ha messo a punto una metodologia per utilizzare i batteri e convertire il glucosio (zucchero) presente nei rifiuti del pane in un composto come 2KGA (acido 2-cheto-D-gluconico), che può dar vita a molti composti preziosi come l’acido ascorbico (vitamina C), utilizzato in alimenti e bevande, integratori e prodotti farmaceutici e per la cura personale.

Il batterio utilizzato è Pseudomonas reptilivora ed è stato recuperato dall’ARS Culture Collection che contiene circa 100.000 batteri e funghi isolati ed è una delle più grandi collezioni pubbliche di microrganismi al mondo. Aggiunto alla collezione negli anni ’40 e inizialmente considerato un contaminante indesiderato nelle procedure di fermentazione oggi il P. reptilivora si riscatta: diventa uno strumento utile per ridurre gli sprechi alimentari e per produrre prodotti utilizzabili in molti campi.
Secondo Saha, un chimico di ricerca con l’Unità di ricerca sulla bioenergia del centro, 2KGA è una “piattaforma chimica” che aiuta a sintetizzare grandi quantità di acido ascorbico, sali di acido ascorbico, acido eritorbico e altre sostanze utili per applicazioni alimentari e industriali. Esistono altri metodi per generare 2KGA, ma richiedono additivi come azoto, sali minerali e altri ingredienti costosi. Ora, invece, inserito in una miscela di acqua distillata ed enzimi, il P. reptilivora è una soluzione biologica per produrre 2KGA e per ridurre gli sprechi alimentari.

L’ARS Culture Collection è ospitata all’interno dell’Unità di ricerca sulla prevenzione delle micotossine e sulla microbiologia applicata presso l’ARS. La collezione è un importante punto di riferimento e una risorsa nazionale e internazionale per l’agricoltura, l’industria, la sicurezza alimentare, le biotecnologie, il bioterrorismo e la medicina. Solo l’anno scorso, l’ARS Culture Collection ha inviato più di 5.500 isolati batterici, rispondendo alle richieste provenienti dagli Stati Uniti e da altri 43 paesi e i suoi isolati sono stati citati in più di 48.000 pubblicazioni scientifiche e brevetti.

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Piante e nutrienti, dinamiche da valutare in una logica di ecosistema

L’eccesso di azoto come nutriente aumenta la crescita delle piante, ma comporta anche un impiego meno efficiente dell’acqua. Solo quando vengono aggiunti contemporaneamente azoto e fosforo, le piante si sviluppano con un normale consumo di acqua. Uno studio del Max Planck Institute sottolinea l’importanza di valutare gli effetti dei nutrienti non solo sulle piante ma sull’intero ecosistema.

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Rosemarie, cosa c’è dietro una varietà di mais Pioneer/Corteva?

A Gadesco vicino a Cremona, c’è il Centro di Ricerca di Pioneer che fa parte di Agriscience. Da qui vengono coordinati il sito nursery, dove vengono ospitate le linee di mais selezionate che poi verranno incrociate per ottenere gli ibridi, e i siti Yield Trials, campi in cui le nuove varietà vengono testate in condizioni pedoclimatiche e ambientali diverse. Il centro italiano lavora in sinergia con altre 200 stazioni di ricerca in tutto il mondo. A guidare questo centro di Ricerca speciale è una donna, Rosemarie Balestreri, Research Scientist/Operation Leader.

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Il viaggio inarrestabile delle microplastiche, anche dal campo alla tavola

Uno studio dell’Università della California Los Angeles solleva una preoccupazione sulla composizione di alcuni fertilizzanti che provengono dagli impianti di trattamento delle acque reflue, i biosolidi: potrebbero contenere una quantità di microplastiche superiore al previsto. Secondo i ricercatori non è un allarme ma un tema che merita ulteriori indagini.

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Dove finisce la plastica? Nuovi calcoli sull’inquinamento degli oceani

Uno studio condotto presso l’Oeschger Center for Climate Change Research dell’Università di Berna fornisce nuove informazioni sulla presenza dei rifiuti di plastica negli oceani. La modellazione mostra che la maggior parte della plastica non finisce in mare aperto, ma rimane incagliata su spiagge o derive vicino alla costa.

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